Ticino
AET in positivo, ma guerra e siccità preoccupano
Immagine CdT/Maffi
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Thomas Schürch
3 anni fa
Utile in crescita per AET nel 2021. Ma la guerra e la siccità in corso non fanno dormire sonni tranquilli. Il rischio di penuria è reale, spiegano i vertici che annunciano: “nei prossimi anni i prezzi aumenteranno. Fondamentale ridurre la propria dipendenza dall’estero e puntare sulle rinnovabili, fotovoltaico in primis”

La poca pioggia caduta sporadicamente negli ultimi mesi non basta. Non basta a compensare il più lungo periodo di siccità dal 1970, hanno spiegato all’Azienda elettrica ticinese ai microfoni di Ticinonews. Un momento quello di oggi per fare il tradizionale punto sull’anno passato, che chiude con un risultato d’esercizio 2021 più che positivo – 19 milioni – ma che non può fare astrazione dalle incognite portate oggi dalla guerra e, appunto, dalle conseguenze della siccità sulla produzione di energia idroelettrica. Il presidente Giovanni Leonardi. “Purtroppo la meteo non ci sta aiutando e neppure il mercato. I bacini o le riserve sono ai minimi storici, quindi saremo costretti ad acquistare sui mercati all’ingrosso, a prezzi molto alti, che poi dovrebbero compensare i contratti a prezzi più bassi. Perciò ci sarà un effetto negativo su Aet”.

Conseguenze finanziarie
È quindi altamente probabile che i conti quest’anno subiscano una contrazione. Ma con quali conseguenze sulle nostre tasche? “Per i consumatori finali al momento attuale vi è una stabilità dei prezzi” ha spiegato il direttore del DFE Christian Vitta, precisando che “si prevede però un aumento progressivo nei prossimi anni se la situazione dovesse perdurare come stiamo vedendo in questi mesi”. Da qui la necessità di dipendere meno dall’estero e quindi di puntare su altre fonti di energia rinnovabile. Scenari già prospettati a livello federale anche prima del conflitto, visto il mancato accordo con l’Unione europea in ambito energetico. Ma a che punto siamo? “Sarà una bella sfida, che durerà 30 anni, e ogni anno aumenteremo di qualche punto percentuale la nostra indipendenza dall’estero” dice il direttore di Aet Roberto Pronini. “Non è semplice, l’esempio del parco eolico del San Gottardo lo dimostra: dall’idea alla messa in servizio dell’impianto abbiamo impiegato vent’anni. Speriamo di necessitare di meno tempo per i prossimi investimenti”.

Spingere sull’idroelettrico e il fotovoltaico
Dal canto suo, in linea con gli obiettivi federali, l’Aet sta da un lato potenziando la capacità di stoccaggio di energia idroelettrica e dall’altro intende spingere sul fotovoltaico. Ma per questo serve personale formato. “I calcoli dicono che ci vogliono almeno 12’000 operatori specializzati nel fotovoltaico e attualmente in Svizzera ne abbiamo 6’000” ha spiegato Pronini. Rischiamo di restare senza energia? “Speriamo tutti di no, però è giusto prepararsi allo scenario peggiore. Nel caso in cui le forniture di gas dalla Russia e di carbone venissero interrotte potrebbe anche succedere. Ma speriamo veramente di non arrivare a quel punto”.

Prepararsi al peggio
È giusto però prepararsi al peggio, è stato più volte ribadito. Ad esempio, la Confederazione vorrebbe obbligare le aziende a disporre di riserve idroelettriche già per il prossimo inverno. E qui il Ticino è fortemente chiamato in causa, come confermato da Vitta: “Sì, questa è un’ipotesi. Vogliamo però capire a che condizione dobbiamo tenere bloccate queste riserve. Perché evidentemente si tratta di acqua e quindi energia che vorremmo utilizzare”. Una situazione tutta in divenire ed estremamente volatile, insomma, che quanto meno può contare su una situazione finanziaria stabile per affrontare il futuro, spiega il vicedirettore di Aet Flavio Kurzo: “Sicuramente il risultato del 2021 ci permette di incrementare il nostro capitale e di aumentare la nostra forza finanziaria per affrontare queste sfide di mercato che ci aspettano”.

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