Ticino
AET chiede milioni alla Germania per l'uscita dal carbone, Ong in pressing
©Gabriele Putzu
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Redazione
8 ore fa
L'azienda elettrica ticinese si è rivolta a un tribunale arbitrale per contestare la chiusura della centrale a carbone a Lünen, di cui detiene una partecipazione. Otto Ong svizzere ritengono questo comportamento irresponsabile. "Scandaloso che un'azienda pubblica ricorra a tribunali arbitrali per opporsi a misure necessarie alla protezione del clima".

85,5 milioni di euro, più interessi. È quanto chiede come risarcimento l'Azienda elettrica ticinese (AET) alla Germania dopo che il Governo ha deciso di uscire dalla produzione di energia elettrica dal carbone. L'azienda contesta in particolare la chiusura della centrale a carbone situata a Lünen, nella Renania Settentrionale-Vestfalia, di cui detiene una partecipazione del 15%. La causa di arbitrato è stata intentata nell’autunno del 2023 e a fine marzo, stando a quanto anticipato ieri dalla SonntagsZeitung, il tribunale arbitrale internazionale della Banca Mondiale, con sede a Washington, ha pubblicato i dettagli del procedimento.

L'uscita prevista entro il 2035

A seguito dell'accettazione di un'iniziativa popolare nel 2011 in Germania, l'azienda deve cedere la sua partecipazione nella centrale entro il 2035, anno previsto per l'uscita graduale dal carbone. Secondo quanto dichiarato da AET, l'azienda ha investito poco più di 23 milioni di euro nel progetto della centrale e ora vuole essere risarcita per i guadagni ipotetici della centrale fino al 2053.

"AET rivendica un equo indennizzo economico"

Interpellato dal CdT il portavoce di AET Pietro Jolli ricorda che l'azienda ha partecipato allo sviluppo e alla costruzione della centrale insieme ad altre 27 aziende. "L'impianto è entrato in funzione nel 2014 ed è una delle centrali a carbone più moderne ed efficienti della Germabina. Al momento della sua progettazione e costruzione, tali progetti erano in linea con la strategia e l’agenda energetica tedesca, e la loro realizzazione era incoraggiata dal Governo". Il ricorso presentato dall'azienda riguarda l’assenza di un risarcimento finanziario per la chiusura anticipata della centrale. "AET non contesta l’abbandono del carbone, ma rivendica semplicemente un equo indennizzo economico", precisa Jolli.

Il Consiglio di Stato al corrente

Il Consiglio di Stato, ricorda sempre il CdT, aveva detto di essere al corrente della causa di arbitrato. Rispondendo a un'interrogazione dei deputati Verdi Marco Noi e Matteo Buzzi, all'inizio del 2024 aveva sottolineato di comprendere le ragioni che hanno spinto i vertici di AET a intraprendere questo passo "con l'unico scopo di tutelare i propri interessi finanziari ed ottenere un indennizzo finanziario a fronte delle perdite arrecate dallo spegnimento anticipato della centrale di Lünen".

"Scandaloso che un'azienda pubblica ricorra a tribunali arbitrali"

Otto organizzazioni non governative svizzere, in un rapporto pubblicato oggi, hanno messo in luce gli elementi che hanno portato AET a adire a un tribunale arbitrale. Una mossa che ritengono irresponsabile. "È scandaloso che un'azienda pubblica ricorra a tribunali arbitrali non democratici per opporsi a misure necessarie alla protezione del clima", sottolinea Fabian Flues, esperto di commercio presso l'ONG Powerschift. "Il fatto che AET richieda indennizzi per una centrale elettrica in perdita e moltiplichi così il suo investimento iniziale è il colmo". Sulla stessa linea Francesco Maggi, direttore del WWF Svizzera italiana. "Anche prima della costruzione della centrale a carbone di Lünen, il fallimento era prevedibile. Il WWF aveva chiaramente messo in guardia AET e il Cantone Ticino contro questa decisione irrazionale dal punto di vista economico e dannosa per il clima. Invece di assumersi le proprie responsabilità, AET scarica ora la responsabilità del proprio fallimento sulla politica climatica tedesca e chiede un risarcimento danni. Un simile atteggiamento è indegno di un ente di diritto pubblico. Il Cantone Ticino deve porre fine a questa farsa e chiedere conto ai responsabili".

Il caso può fare storia

La procedura arbitrale avviata da AET rientra nel Trattato sulla Carta dell'energia (TCE), un accordo di protezione degli investimenti concluso negli anni '90. Il TCE consente agli investitori di adire i tribunali arbitrali per contestare misure energetiche e climatiche che limitano i loro profitti. Nel caso in cui AET ottenesse ragione in questo procedimento, ciò metterebbe in discussione l'architettura dell'uscita dal carbone in Germania e potrebbe portare altri ricorsi dinanzi a tribunali arbitrali da parte di imprese del settore del carbone. Altre nove centrali a carbone in Germania, ricorda il WWF, hanno azionisti stranieri che, in caso di successo di AET, potrebbero adire un tribunale arbitrale.