
Secondo l'articolo 24 della Legge sugli esercizi alberghieri e la ristorazione, "quando vengono serviti pasti principali, il gerente deve fornire gratuitamente l'acqua". Una regola che, però, non è la prassi. Anzi, sostiene Angelo Paparelli (Lega), tante volte l'acqua viene venduta a prezzi che raggiungono 26,6 volte quello d'acquisto.Per cui Paparelli ha presentato un'iniziativa parlamentare che, secondo quanto riporta oggi il GdP, un rapporto di maggioranza della Commissione della Legislazione ha parzialmente sottoscritto. L'iniziativa comprende quattro proposte.La prima è che venga stabilito un prezzo massimo dell'acqua servita nei ristoranti. Un aspetto, questo, che la Commissione ha preferito non accogliere, "in nome della libertà di commercio".La seconda è di diversificare il prezzo dell'acqua tra confezioni di vetro, confezioni PET e acqua di rubinetto gassata in proprio. Su questa richiesta la Commissione si dice favorevole, "per evitare confusioni".La terza è di rendere "più evidente" l'esistenza dell'articolo 24 della Legge sugli esercizi pubblici. "La disposizione non deve più rimanere lettera morta" si legge nel rapporto della Commissione, "né dipendere dalla buona o cattiva volontà degli esercenti, o dalla richiesta dei clienti, che spesso non osano far valere questo diritto o neppure ne sono a conoscenza."La quarta richiesta entra in considerazione qualora l'iniziativa non dovesse avere successo e prevede "che il Governo promuova una campagna informativa per far conoscere l'esistenza dell'articolo 24."GastroTicino, però, non gradisce. "È una proposta poco sensibile verso i problemi di una categoria che in Ticino garantisce lavoro a ventimila famiglie" ha detto il segretario generale dell'associazione, Gabriele Beltrami. "Perché non si chiedono prezzi equi anche ad altre categorie professionali, come architetti, avvocati, medici, costruttori, commercianti?". Beltrami poi ha aggiunto che "la formazione di un prezzo non tiene conto solo del valore del prodotto utilizzato, ma anche di tutta una serie di costi legati all'esercizio della professione: affitti, tasse, imposte, eccetera, senza contare i costi della materia prima, del personale, del lavaggio della caraffa e del bicchiere.""Un lavapiatti in Ticino guadagna più di un medico della mutua in Italia" ha ricordato Beltrami, che valuta l'obbligo di servire l'acqua come "una palese ingiustizia, di un'imposizione che limita la libertà di commercio creando disparità di trattamento con altre categorie."I consumatori, per voce dell'ACSI, sono invece favorevoli all'iniziativa di Paparelli. "Al nostro segretariato giungono regolarmente proteste di consumatori che ritengono eccessivamente cara l'acqua in bottiglia servita nei ristoranti" ha affermato Laura Regazzoni-Meli, segretaria generale dell'ACSI. "Il prezzo giusto per un litro di acqua del rubinetto gasata dal ristoratore non dovrebbe superare i tre franchi." Riguardo all'obbligo di servire acqua del rubinetto gratuitamente, l'ACSI "condivide pienamente l'idea e si batte da anni affinché i ristoratori rispettino questo obbligo di legge."
© Ticinonews.ch - Riproduzione riservata