Ticino
Accorciare la quarantena? “Se si fanno più test...”
Redazione
4 anni fa
Marco Toderi, responsabile ambulatorio alla clinica Sant’Anna, si esprime sulla proposta di Ueli Maurer per le persone che rientrano da un paese a rischio

“La quarantena in Svizzera può essere abbreviata”. Ne è convinto il consigliere federale Ueli Maurer, che in un’intervista rilasciata mercoledì alla SRF ha dichiarato che il Consiglio federale potrà ridurre il periodo di isolamento per chi rientra da un Paese a rischio, ma risulta negativo al test del Coronavirus. Da parte sua frena, invece, l’Ufficio federale della sanità pubblica. Lo fa anche il dottor Marco Toderi, responsabile ambulatorio visite urgenti della clinica Sant’Anna di Sorengo, interpellato dai colleghi di Radio3i.

“Non mi sento di dire che sia fattibile e sicuro”
“Attualmente non c’è nessuno studio che ci possa dare la sicurezza che accorciare i tempi di quarantena sia un gesto realizzabile e sicuro per il resto della popolazione” spiega il medico. “Che se ne parli e discuta, va benissimo. La vita va avanti e bisogna cercare di migliorare la presa a carico della situazione pandemica mondiale. Ma non mi sento nella posizione di poter dire che accorciare semplicemente i tempi di quarantena, senza che degli studi dimostrino che sia fattibile e sicuro, sia giusto”.

“Forse facendo più test...”
Per Toderi si può invece discutere della possibilità di fare molti più test. “Se per esempio una persona rientra da un paese a rischio, viene sottoposta al test e risulta negativa, questo non ci dà nessuna certezza sulla possibilità che abbia contratto l’infezione il giorno prima e la sviluppi dopo qualche giorno. Se si discute di abbreviare i tempi perché magari dopo una settimana si fa il test per sapere se effettivamente si può tornare il lavoro, questo è un altro discorso. Ma non vuole dire solo abbreviare i tempi di quarantena, ma aumentare la quantità dei test durante la quarantena per vedere quali pazienti sono infetti oppure no”.

Piccole percentuali che si sommano
Chi è favorevole ad accorciare il periodo di quarantena sostiene che solo in una piccola percentuale di casi può succedere che una persona risulti oggi negativa al test, e domani positiva. Per una piccola percentuale si va poi a ledere l’altra grande percentuale di popolazione, che deve rispettare i 10 giorni di quarantena. Non è così? “Non è realmente così. Una piccola percentuale sommata ad altre piccole percentuali diventa una percentuale più importante. Immaginiamo se avessimo omesso di far fare la quarantena a tutte le persone di rientro dalle vacanze da un paese a rischio. Capisco che c’è una grossa pressione economica dietro a questa faccenda, ma ritengo che se freniamo il nostro controllo, rischiamo di perdere una quota di pazienti infetti e non dobbiamo poi dimenticarci la quantità di pazienti infetti asintomatici”, spiega Toderi.

“Nessuno sa cosa succederà”
E conclude: “Se associamo la perdita di controllo della situazione, l’omissione di controllo dei pazienti asintomatici, l’aumento di densità di contatti dovuta alla stagionalità questo può diventare un mix esplosivo. La realtà è che nessuno sa cosa succederà, dobbiamo quindi essere prudenti, è indispensabile”.

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