
Era prevista per la fine del 2023 la scadenza per l’adeguamento delle stazioni ferroviarie svizzere secondo i termini della Legge sui Disabili. Ad oggi sono 1’089 le stazioni su un totale di 1’800 che possono essere utilizzate da persone con disabilità. In altre parole, l’80% dei viaggiatori non riscontra problemi a prendere il treno. Se nel 2022 a essere a norma era il 50% delle stazioni (il 5% solo parzialmente e il 45% non era invece conforme), nel 2023 questo dato – quello relativo all’assenza di barriere architettoniche – è aumentato al 55%.
Cambi in vista entro il 2027
Un dato che cambierà tuttavia drasticamente nel 2027, quando il 67% delle strutture sarà a norma, mentre il 28% attuerà delle misure sostitutive preventive. La situazione finale in Svizzera prevede poi che l’88% delle stazioni potrà essere accessibile da persone con disabilità, la restate percentuale invece sarà in fase transitoria. A parlarcene la responsabile dell’ufficio barriere architettoniche Caterina Cavo, la quale ci ha spiegato che “si può sempre fare qualcosa in più, poi dipende anche da come lo facciamo. Devo però dire che l’UFT, le FFS e la Confederazione stanno facendo un lavoro enorme per adeguare tutte quelle stazioni concepite – per così dire – alla vecchia maniera. È quindi già un importante passo avanti a favore dell’inclusione”. Per quanto riguarda invece le possibili soluzioni architettoniche scelte “si può fare di più. Questa è una critica costruttiva per il futuro”.
Previsti 10 adeguamenti in Ticino
Una situazione, quella in Ticino, che prevede l’adeguamento di 10 stazioni FFS, tra cui Bellinzona e Lamone-Cadempino – attualmente già considerata a norma – e la stazione di Melide, che al giorno d’oggi non rispetta le regole della Legge sui Disabili. Negli anni, però, la situazione cantonale è migliorata, ma l’adeguamento degli spazi non sempre coincide con l’autonomia delle persone. “Per noi l’autonomia nella mobilità è legata al tema dell’autodeterminazione e indipendenza, quindi al potersi muovere da soli senza il bisogno di terzi, come facciamo tutti. Quindi, in base alla tipologia di progetto e soluzioni scelte questa autonomia può essere totale o solo parziale”. Cavo ha poi spiegato che ci sono inoltre delle grandi opere di adeguamento per gran parte delle stazioni svizzere. “Questo concerne in particolare il rialzo del marciapiede per portarlo all’altezza dell’interno del treno, quindi creare una sorta di complanarità fra interno ed esterno. Questo favorisce sicuramente la mobilità”. Infine, ci sono dei collegamenti tramite rampe e lift per collegare i vari livelli delle stazioni per renderli accessibili a tutta l’utenza.
Disabilità non solo motorie, ma anche visive e uditive
Le stazioni in Ticino devono far fronte ad ostacoli non solo per le disabilità motorie, ma anche quelle uditive e visive. “La disabilità è uno spettro davvero molto grande. Quindi gli adeguamenti, in questo caso, tengono conto anche delle diverse disabilità. Pensiamo ad esempio alle linee tattili pensate per le persone cieche o ipovedenti, così come dispositivi digitali che vengono messi in campo per favorire l’orientamento delle persone sorde”, ha concluso Cavo.
Proietti: “Intervenire sulle stazioni è molto complesso e costoso”
Per approfondire ulteriormente il tema a Ticinonews ne abbiamo parlato con Marzio Proietti, direttore dell'associazione handicap Ticino, al quale abbiamo dapprima chiesto come si è arrivati a questo punto. È forse mancato un pressing adeguato sulla politica? “Probabilmente il termine fissato dalla Legge sui disabili – che è entrata in vigore nel 2004 con un termine fissato a 20 anni dopo - lascia evidentemente margine per dire che il tempo non manca, e probabilmente nei primi anni si è sfruttato troppo poco il tempo per valutare quali dovessero essere gli interventi”. Proietti ha infatti spiegato che intervenire sulle stazioni è complesso, “perché i binari sono fissi nel terreno e spostarne uno è sicuramente un lavoro molto importante e costoso. Dunque il lavoro di valutazione e pianificazione probabilmente è mancato un po' agli inizi di questo periodo e poi quando ci si è messi all'opera i tempi tecnici e finanziari hanno richiesto molto tempo e al 2023 si è arrivati al risultato attuale”. Il direttore ha poi confermato che il 55% delle stazioni è ora accessibile, ma resta pur sempre il fatto che la restante percentuale non lo è. Tuttavia, “è anche vero che questo 55% di stazioni serve l'80% della popolazione. Dunque una maggior parte di popolazione ha accesso oggi a stazioni a norma secondo la legge sui disabili”.
Responsabilità cantonale o federale?
Anche se è sempre difficile da attribuire, la responsabilità in questo caso va ricondotta ai Cantoni o alla Confederazione? “Di base l'ufficio federale dei trasporti è l'ente che viene incaricato della messa in atto di questa legge, che determina quelle che sono poi le regole lo svolgimento dei lavori di questo tipo. Poi ci sono i gestori delle infrastrutture, dunque FFS in primis. Ma non solo, perché non tutte le stazioni che ci sono in Svizzera sono di proprietà dell’ex regia federale, dunque tocca poi a loro mettere in pratica questo piano, e dunque vuol dire fare una pianificazione, così come avere anche a disposizione le risorse finanziarie necessarie. È pertanto un compito che tocca un po' tutti quanti gli attori coinvolti”. Sul discorso ferroviario i Cantoni “sono meno toccati in questo senso. Noi oggi ragioniamo sull’abbattimento delle barriere architettoniche. Ma il problema è che al posto di mettere delle toppe dovremmo forse cambiare il modo di progettare gli spazi, rendendoli accessibili davvero a tutti e non solo a chi ha una disabilità motoria”.
“Design For All”: progettare con gli utilizzatori
L'associazione handicap Ticino, in questo senso, ha recentemente presentato il progetto ‘Design For All’. “Questo va proprio in questa direzione: applicare un metodo che mette al primo posto il pensare alla progettazione, che fin da subito deve essere accessibile. E questo coinvolgendo anche gli stessi utilizzatori finali, siano essi con o senza disabilità. In questo senso si tratta di progettare non solo degli stabili, ma anche dei prodotti e dei servizi non per qualcuno ma con qualcuno. Dunque con una cerchia più larga di utilizzatori. Lo abbiamo visto anche nelle stazioni, rendere accessibili delle infrastrutture facilita la vita non solo alla cerchia direttamente interessata, ma anche ad altre cerchie. È tuttavia chiaro che il nostro territorio è già ricco di costruzioni, presenti già da decenni ormai. Quindi si costruisce del nuovo, ma solo in parte: quanto è già presente o si abbatte e si rifà, in caso contrario va adeguato”. In questo senso, l’abbattimento delle barriere è ovviamente importante. “È però vero che bisognerebbe cercare di superare questo discorso, anche perché abbattere barriere architettoniche non vuol dire automaticamente facilitare l’autonomia: nel concreto, una rampa al 6% non è uguale a una rampa al 12%”.