Ticino
Abusi in ambito religioso, l'associazione GAVA ha già sostenuto cinque persone
©Chiara Zocchetti
©Chiara Zocchetti
Redazione
21 ore fa
Le vittime assistite hanno anche potuto parlare con persone che hanno vissuto esperienze simili. De Raemy: "Occorre accogliere con umanità e accompagnare con professionalità”.

Il Gruppo di Ascolto per Vittime di Abusi in Ambito Religioso (GAVA), attivo in Ticino da otto mesi, ha già potuto sostenere cinque persone che hanno vissuto esperienze di abuso in contesti religiosi. Queste, dopo aver raccontato le loro storie, “hanno voluto parlare con altre vittime. Nell’associazione abbiamo due persone che offrono un ascolto tra pari. Dialogare con chi ci è passato è molto apprezzato e fa la differenza”, scrive l'associazione in un comunicato. Attualmente, tre professionisti con lunga esperienza nell’ascolto di vittime rispondono alle telefonate. Altri tre stanno ultimando la formazione.

“La politica di insabbiamento deve finire”

Secondo GAVA c’è ancora molto lavoro da fare, “come dimostrano gli scandali emersi di recente in Svizzera”. L’associazione a tal proposito ricorda i casi di don Rolando Leo, il cui processo si terrà a metà agosto, e dell’abazia di Saint-Maurice, “dove sono stati ricostruiti decenni di abusi sessuali”. L’abbazia “ha a lungo assunto una posizione difensiva per preservare la propria reputazione e i vertici hanno cercato di nascondere e banalizzare i fatti". Solo a seguito della pressione esercitata da media e opinione pubblica, "la direzione è stata spinta a prendere coscienza della gravità dei fatti”.

De Raemy: "Non si lasci nessuno da solo"

Ci sono anche vittime che hanno chiesto di essere accompagnate da mons. Alain de Raemy, amministratore apostolico della Diocesi di Lugano. Parlando del lavoro svolto da GAVA, de Raemy ha detto di “ringraziare di cuore chi in questa nuova realtà del Ticino dà la sua totale disponibilità per l’ascolto e la vicinanza alle persone vittime di abuso, per non lasciare nessuno da solo nell’ingiustizia subìta o nel silenzio imposto”. L’amministratore apostolico incoraggia “ogni testimonianza che possa contribuire a far conoscere tutta la verità. Non è per niente facile parlare delle proprie ferite. I testimoni e le persone vittime vanno accolti con umanità e accompagnati con professionalità”.

La ricerca dell'Uni di Zurigo

Mons. de Raemy ricorda anche che in questi mesi l’Università di Zurigo sta lavorando sugli abusi nelle Scuole cattoliche. Anche in questo ambito “ogni testimonianza serve davvero per il bene di tutti. Per questo invito coloro che sono stati vittime in questo ambito in Ticino a farsi avanti”. La stessa Università di Zurigo può anche essere contatta per completare la ricerca in corso, con assoluta garanzia di riservatezza. Il lavoro è consultabile attraverso il sito https://www.abusocontestoecclesiale.ch/#Studio_principale, mentre i responsabili possono essere raggiunti all’indirizzo mail [email protected] in tutte le lingue nazionali.

 

 



I tag di questo articolo