Ticino
Abolire la tassa di collegamento: lanciata l’iniziativa
© CdT/Gabriele Putzu
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Laura Milani
un anno fa
Il provvedimento, approvato nel 2015 dal Gran Consiglio e poi in votazione popolare, chiama alla cassa i grandi generatori di traffico. La sua entrata in vigore è prevista per il 2025.

L’offensiva contro la tassa di collegamento è ufficialmente scattata al grido di “Firma e ferma la tassa”. Uno strumento concepito ormai nel 2015 dal consigliere di Stato leghista Claudio Zali per combattere il traffico chiamando alla cassa i suoi grandi generatori, ma definito oggi a Lugano “ingiusto, che colpisce i ticinesi e inefficace nei suoi obiettivi”. Queste le parole del gruppo interpartitico composto da deputati Udc, Plr e Centro (Ppd) al Consiglio nazionale, al Consiglio degli Stati e al Gran Consiglio che, riuniti all’Hotel de la Paix, hanno lanciato l’iniziativa popolare per abolirla. L’obiettivo è quello di raccogliere almeno 7'000 firme entro il 3 febbraio 2023. “L’idea di questa iniziativa è nata all’interno del comitato Udc”, ha ricordato il presidente per la sezione Ticino Piero Marchesi (la famosa “pietra d’inciampo per l’alleanza con la Lega). “Si è poi deciso di estendere il comitato ai partiti borghesi”.

“Basta mettere le mani nelle tasche dei cittadini”

Approvata dal Parlamento nell’ormai dicembre 2015 e poi in votazione popolare nel 2016, secondo i calcoli del comitato la tassa comporterebbe un aggravio di 875 franchi all’anno per chi è costretto a utilizzare l’automobile per recarsi al lavoro. Il timore è infatti quello che i datori di lavoro riversino la tassa sui dipendenti e sui consumatori, "com'era stato il caso tra il 2016 e il 2020, ha ricordato la deputata PLR Cristina Maderni, "quando la tassa, pur non venendo ancora incassata, era già applicata“. "Ma è ora di dire basta. Basta mettere le mani nelle tasche dei cittadini, non è il momento”, ha concluso Marchesi, ricordando il contesto inflazionistico attuale. “Lo Stato deve trovare altri mezzi per finanziare le sue casse”, gli ha fatto eco Maderni. Il prelievo, congelato dal Parlamento fino al 2025, dovrebbe fruttare al Cantone circa 20 milioni all'anno ed è previsto un periodo di prova di tre anni.

“Obiettivi da perseguire non ancora chiari”

“Uno strumento”, ha spiegato dal canto suo l’avvocato Gianluca Padlina, “concepito in un momento di difficoltà finanziaria per il Cantone” e contro cui erano stati inoltrati numerosi ricorsi, con il Tribunale Federale che aveva concesso l’effetto sospensivo. Proprio in quel periodo d'incertezza, alcuni grandi generatori di traffico avevano iniziato ad applicare la tassa. Alla fine, i giudici di Mon Repos respinsero i ricorsi “ma l’effettiva legalità del tributo, su cui si basa la sentenza, in realtà non è di fatto stata ancora confermata. Vale a dire l'obiettivo di riduzione del traffico”, ha continuato Padlina. "Traffico che, ha concluso Maderni, non è diminuito ed è sotto gli occhi di tutti. È solo con un’offerta diversa che si useranno maggiormente i mezzi pubblici”.

 

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