
Da quattro mesi a Carasso sono in corso degli scavi archeologici che hanno permesso di riportato alla luce reperti di 3’000 anni fa. Reperti che facevano parte di un villaggio e che sono costituiti principalmente da contenitori e vasellame in ceramica, che venivano utilizzati nella vita quotidiana delle persone durante l'età del bronzo. L’archeologa Rosanna Janke ne ha mostrato alcuni frammenti riaffiorati dagli scavi eseguiti dalla squadra dell’Ufficio dei beni culturali. Tasselli di vita che la capo servizio archeologia Rossana Cardani Vergani ci descrive così. "Si viveva coltivando, con qualche animale, in modo da avere una specie di autarchia per la sopravvivenza. Il villaggio si trovava su una linea di passaggio. C'erano quindi anche degli scambi commerciali tra nord e sud. Abbiamo trovato dei reperti frutto di questi scambi culturali".
Una zona conosciuta per l’interesse archeologico
Delle capanne restano solo le tracce delle strutture sopra cui venivano costruite. Una tecnica utilizzata proprio in prossimità dell’acqua, ovvero del fiume Ticino. L’area è conosciuta per l’interesse archeologico già dagli anni Sessanta, con la scoperta nel 1968, in occasione della costruzione della Casa patriziale, di importanti resti strutturali ricollegabili all’età del Bronzo e all’alto Medioevo. L’intensa attività edilizia che ha interessato Carasso-Lusanico negli ultimi decenni non ha fatto che confermare la persistenza in quasi tutta la zona delle tracce di attività insediativa delle due epoche. Ecco perché in caso di domanda di costruzione, come è successo anche in questo caso, la zona viene prima indagata. “Questo cantiere è esemplare per quanto riguarda la collaborazione”, sottolinea ancora Cardani Vergani. “La committenza e l'architetto, quando hanno ricevuto il preavviso del nostro ufficio, hanno capito subito il potenziale visto che erano circondati da ritrovamenti. Nel corso dell'autunno termineremo con i lavori, in modo che potranno iniziare con l'edificazione a fine anno".
Cosa ne sarà dei reperti
Sull’area la Fondazione per l’inclusione realizzerà un nuovo complesso abitativo con servizi. Un nuovo capitolo della storia di Carasso-Lusanico, le cui pagine più antiche saranno in futuro conservate in musei e studi. “Per quanto riguarda il reperto mobile lavoreremo, conserveremo e restaureremo gli oggetti in vista di futuri studi e valorizzazioni, con pubblicazioni ed esposizioni”, spiega Cardani Vergani. “Le strutture immobili, invece, una volta documentato il tutto, sono destinate a essere demolite. Sul posto ci sarà un piano di quartiere, con un'autorimessa sotterranea. Convivere con i reperti immobili non è quindi possibile. D’altra parte, se non ci fosse stato il movimento edilizio, non ci sarebbe stata neanche la ricerca archeologica”.