
Attualmente sono circa 300 i bambini ucraini scolarizzati nelle scuole del Canton Ticino. Altri arriveranno ancora e verranno inseriti gradualmente nel sistema scolastico. Attualmente la regione che ha accolto più allievi è il Mendrisiotto, che ha già raggiunto il suo livello di saturazione, seguito dal Luganese. Una distribuzione non omogenea degli allievi, ha spiegato il direttore del DECS Manuele Bertoli in conferenza stampa, per la quale bisogna ripartire meglio il numero di allievi tra i distretti al fine di garantire il buon funzionamento del sistema.
La situazione attuale
“È in corso un’importante operazione di scolarizzazione dei bambini già arrivati in Ticino”, ha esordito Bertoli, illustrando nel dettaglio i dati. A livello svizzero sono state rilasciate 25mila richieste per lo statuto di protezione S, di cui 2000 sono registrate in Ticino. Una quota elevata, pari all’8%, quasi il doppio di persone rispetto alla quota cantonale (che è circa del 4%), ha puntualizzato il consigliere di stato. Un numero che si spiega grazie allo “slancio di solidarietà della popolazione ticinese, ma che ha anche degli effetti di parziale inefficienza”. A tal proposito Bertoli ha precisato che è stato chiesto alla Segreteria di Stato della Migrazione (SEM) di ripartire in maniera uniforme gli arrivi nei Cantoni per poter gestire meglio i numeri.

750 minorenni in Ticino
Di queste 2000 persone, 750 sono minorenni, ovvero il 40%. Non ancora tutti i bambini, ha precisato Bertoli, sono già scolarizzati. Per ora sono circa 300 quelli a scuola. Gli altri entreranno man mano nelle prossime settimane, ai quali si aggiungeranno quelli che giungeranno ulteriormente dal conflitto. Il numero più grande (243) concerne i bambini di scuola elementare, dai 6 agli 11 anni. “Se li mettessimo tutti insieme, avremmo un piccolo istituto scolastico, con 6 sezioni di scuola elementare”.

Ripartizione non equa degli allievi
La distribuzione degli allievi sul territorio non sta avvenendo in maniera equa, ha spiegato il direttore del DECS. C’è uno squilibrio sul Mendrisiotto, dove la quota è già al di sopra della chiave di riparto ideale. Anche il Luganese è vicino ai suoi limiti, mentre altri distretti sono vuoti o al di sotto della quota. Una questione che sta cominciando a diventare un problema. “La situazione si è prodotta perché molti hanno scelto un canale non previsto dal cantone, che prevede l’arrivo a Cadenazzo, la locazione nei centri temporanei e poi in appartamenti privati. Una quota elevata ha fatto altre scelte, fruendo dello slancio della popolazione e scegliendo collocazioni offerte a loro. Questo ha creato una concentrazione in pochi luoghi, con un sovraccarico nella zona del Mendrisiotto”. Manuele Bertoli ha dunque fatto un appello alle famiglie che stanno giungendo in Ticino, sottolineando l’importanza di passare dal sistema cantonale per garantire una distribuzione proporzionale. Il rischio è che i figli finiscano nello stesso istituto e per questioni logistiche sarà chiesto loro di spostarsi. “Vorremo evitare di dover chiedere un secondo trasloco o trasportare i bambini da un luogo all’altro”.

La strategia di scolarizzazione.
La strategia è quella ordinaria, dedicata agli allievi alloglotti, ha spiegato ancora Bertoli. A loro disposizione ci sono docenti di lingua e integrazione, una figura che è diventata cantonale grazie alla scelta del Parlamento fatta due anni fa e che è diventata effettiva a settembre 2021. “Per noi è un vantaggio perché possiamo gestirli tramite ispettorati e usufruire di queste figure”. Il ministero ucraino dell’educazione ha inoltre messo a disposizione dei bambini una piattaforma a distanza, grazie alla quale potranno continuare a seguire i loro programmi educativi. “È un’opzione interessante”, ha puntualizzato Bertoli, “anche se non rientra nel nostro meccanismo di accoglienza, che è orientato a chi resta e che punta all’integrazione, tenuto conto anche che non sappiamo quanto tempo durerà il conflitto”. Verrà comunque tenuto in conto questa opzione da integrare nel sistema.
Le scuole comunali
“L’obiettivo è di regolare l’integrazione scolastica con una prospettiva di permanenza a medio-lungo termine”, ha spiegato Rezio Sisini, Capo Sezione delle scuole comunali, il quale ha puntualizzato come la scuola stia mettendo in capo le proprie risorse, ma che devono essere potenziate, sia in termini finanziari che umani. Oltre alle figure tradizionali e ai docenti di lingua e integrazione, figure importanti sono i mediatori culturali e le Antenne per la gestione di eventi traumatogini. “Dobbiamo essere pronti ad accogliere questi bambini anche da questo punto di vista, essere capaci di ascoltarli, elaborare quello che è il loro vissuto. La scuola lo può fare fino a un certo punto. In questo contesto è importante che i servizi psicosociali del territorio partecipino alla presa a carico”. Tornando alla figura del docente di lingua e integrazione, sono 65 quelli attivi e che normalmente si occupano di 1000 allievi alloglotti. Con la crisi ucraina sono subito entrati in azione e verranno potenziati.
Le scuole medie
“Ancora una volta i nostri allievi mostrano una grande maturità e desiderio di conoscere”, ha sottolineato Tiziana Zaninelli, Caposezione dell’insegnamento medio. L’inserimento inizia con dieci ore alla settimana di lezioni di lingua italiana, per un gruppo massimo di quattro persone. L’accoglienza avviene assieme alla famiglia e i docenti di classe e di sostegno vengono subito chiamati in causa per l’inserimento dei ragazzi nelle sezioni. Per quanto riguarda la piattaforma messa a disposizione del ministero dell’istruzione ucraino, questa viene richiesta dai ragazzi più grandi, ha detto Zaninelli. “La nostra risposta è quella di permettere l’accesso online, ma di farlo in sede”.
Post-obbligo
I giovani che in Ucraina hanno già terminato la scuola media in una prima fase sono tenuti ad annunciarsi presso l’Istituto della transizione e del sostegno contattando lo 0800.095.095 o scrivendo a [email protected]. Questo permetterà loro di seguire uno specifico progetto a loro dedicato con corsi intensivi di lingua italiana e sostegno nella scelta del percorso scolastico in Ticino. In una seconda fase, questi giovani saranno poi indirizzati verso una scuola media superiore oppure una scuola professionale. 19 allievi hanno già iniziato il percorso a Bellinzona, mentre ulteriori 21 giovani si aggiungeranno a breve.
L’intervista al direttore del DECS Manuele Bertoli
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