
Giornate di massimo 8 ore, tempi di trasferta riconosciuti, salari adeguati e sicuri. Sono queste le rivendicazioni di circa 2’500 lavoratori edili che oggi, in occasione della giornata cantonale di mobilitazione, hanno sfilato per le vie di Bellinzona bloccando l’attività di oltre il 90% dei principali cantieri ticinesi.
La protesta
La protesta è diretta contro lo stallo nei negoziati per il rinnovo del Contratto nazionale mantello (CNM), in scadenza a fine 2025, e al mancato avvio di quelli sul CCL cantonale. I sindacati Unia e OCST denunciano le “provocazioni” della Società svizzera degli impresari costruttori (SSIC), che propone settimane da 50 ore, la trasformazione del sabato in una normale giornata di lavoro, un ulteriore aumento della flessibilità, l’abolizione delle protezioni contro il licenziamento e la diminuzione delle indennità in caso di malattia o infortunio.
Fuga di manodopera
"Se si arriverà a un vuoto contrattuale, bloccheremo i cantieri senza preavviso dalla sera alla mattina", ha avvertito Giangiorgio Gargantini, segretario regionale di Unia Ticino e Moesa e responsabile del settore edilizia, sottolineando la gravità del fenomeno della fuga di manodopera nel settore, in cui il tasso di uscita è in Ticino il più alto in assoluto di tutti i rami professionali. Paolo Locatelli (OCST) ha parlato di “proposte assurde” che allontanano i lavoratori dal settore. “Stanno segando il ramo su cui sono seduti”, ha aggiunto. Stando ai dati forniti da Nico Lutz, responsabile delle trattative (Unia), un operaio su due lascia la professione e un neodiplomato su dieci abbandona entro i primi cinque anni.
Prima giornata di mobilitazione a livello nazionale
Durante l’assemblea del mattino e il corteo che ha attraversato le vie del centro, i lavoratori hanno espresso la loro rabbia e determinazione. Corteo che tra l’altro ha fatto tappa presso la sede della SSIC in viale Portone, dove i manifestanti hanno lanciato fumogeni e urlato “Vergogna, vergogna”. A esprimere solidarietà ai lavoratori anche studenti, sindacati e delegazioni di altri settori. "Ogni volta che un lavoratore difende i suoi diritti, li difende per tutti", ha ricordato Nicole Rossi (USS Ticino). Dopo Bellinzona, la mobilitazione toccherà altre regioni: Berna, Romandia e Svizzera tedesca.