
Giornata di festa per l’Istituto di Ricerca in Biomedicina (IRB), che oggi ha spento le sue prime 25 candeline. Celebrato oggi nella sede di via Francesco Chiesa, il traguardo è di quelli importanti: fondato nel 2000 e affiliato all’USI, l’Istituto è oggi centro di eccellenza internazionale per gli studi in immunologia e scienze biomediche. Citiamo solo qualche numero: 160 collaboratori, 13 gruppi di ricerca, mille pubblicazioni scientifiche, 46 brevetti e 170 milioni di finanziamenti. "In questi 25 anni siamo sempre cresciuti, ma abbiamo avuto delle grosse difficoltà, per esempio per la costruzione di questo stabile", ricorda Gabriele Gendotti, presidente IRB e BIOS+. “Ci sono stati due referendum e due ricorsi al Tribunale federale. Questi problemi si sono poi risolti e siamo arrivati a questo 25esimo in piena forma e con tanti progetti per continuare ad andare avanti, crescendo e migliorando".
Cosa riserva il futuro
Proprio della crescita futura dell’Istituto si è ampiamento parlato oggi alla cerimonia, sotto l’occhio attento delle tante autorità presenti. A spiccare, su tutti, l’ambizioso progetto di ottenere l’accreditamento come NCCR, Centro di competenza di ricerca svizzero, sostenuto dal fondo nazionale sul tema dell’invecchiamento e delle malattie ad esso connesse. “Capire la scienza dell'invecchiamento: come invecchiamo, come invecchiano le cellule e i tessuti. Ma anche capire se ci sono delle modalità per interferire con questi processi e rallentarli”, spiega Davide Robbiani, direttore dell’Istituto di Ricerca in Biomedicia. “Speriamo che questa iniziativa vada in porto perché permetterebbe non solo di crescere ulteriormente, ma anche di estendere ad altri campi attigui, portando delle expertise nuove a Bellinzona”.
Ticino terra per nuovi talenti
Un progetto che se confermato cambierebbe radicalmente la potenza di fuoco dell’istituto che negli ultimi anni ha stretto anche importanti partnership con centri strategici, dalla Rockfeller University di New York, all’Humanitas University di Milano fino all’ETH di Zurigo. Mosse che permettono di attrarre profili d’eccellenza nel Cantone, vero motore per proiettarsi con forza nel futuro. “Il Ticino è una meta per giovani talenti”, prosegue Robbiani, ricordando che recentemente l'istituto ha reclutato tre nuovi direttori di laboratorio, che arrivano portando esperienze acquisite alle Università di Harvard, Cambridge o dal Weizmann Institut. “Hanno scelto di venire in IRB quando avevano altre offerte di lavoro in altre Università prestigiose”.
Il nuovo stabile
Intanto non si ferma l’iter per l’ampliamento della struttura di via Chiesa, con il nuovo stabile che ospiterebbe lo IOR, che attende solo l’ok di Berna. “Spero che potremo contare sul nuovo edificio al più tardi nel 2029”, sottolinea Franco Cavalli, presidente IOR. “Questo ci permetterà di arrivare a 450 ricercatori, di avere un grande auditorio, una vera mensa e molte aule per l'insegnamento. Quindi di essere in grado di affrontare le nuove sfide, soprattutto se dovessimo riuscire a conseguire l'NCCR, un progetto da 100 milioni su 12 anni, che quindi necessita di un ampliamento delle capacità logistiche”.