Vaticano
180 ex Guardie Svizzere a Lugano per l'Assemblea dell'Associazione nazionale
Redazione
12 ore fa
Per la prima volta oggi in Ticino si è svolta l’Assemblea generale dell’Associazione ex Guardie Svizzere Pontificie. Per l’occasione sono stati organizzati tre giorni di festeggiamenti: sul tavolo diversi temi importanti per il futuro della professione, dalle difficoltà nella recluta di nuovo personale alle nuove minacce legate alla sicurezza, fino all’ipotesi di aprire il ruolo alle donne.

Erano in 180 le ex guardie svizzere che oggi a Lugano hanno accompagnato la sfilata del corteo che dalla Chiesa degli Angioli (dove Mons. De Raemy ha celebrato la Messa da Requiem in suffragio delle guardie defunte) ha marciato fino in Piazza della Riforma. Ad accogliere il drappello la banda delle ex Guardie assieme alla banda di Pregassona davanti al Municipio. L’occasione, una vera e propria prima in Ticino, è stata l’Assemblea generale biennale dell’Associazione mantello delle ex Guardie Svizzere. Nata nel 1921 con l’obiettivo di mantenere vivo il ricordo dell’esperienza fatta a Roma da tanti giovani svizzeri, l’Associazione oggi ha tematizzato una serie di temi importanti per il futuro della professione, in primis le difficoltà nella recluta di nuovo personale. “Il nostro giuramento, quello di dare la propria vita per il Papa, rimane al di là del servizio attivo”, ci ha detto Sylvain Queloz, presidente Associazione Ex Guardie Svizzere. “Motivo per cui anche in qualità di ex Guardia Svizzera questo giuramento va vissuto, anche se in maniera diversa ovviamente. Abbiamo un'Associazione che ci permette di rimanere in contatto, di fare promozione per la Guardia Svizzera e magari di far nascere nuove vocazioni per questo ruolo, perché questa è anche una sfida al giorno d’oggi”. Queloz ci ha infatti spiegato che trovare ragazzi pronti a dare minimo due anni della propria vita, “mettendosi pienamente al servizio del Papa 24 ore su 24 non è così scontato nella nostra società”.

Il ruolo della Guardia Svizzera nel tempo

Un ruolo, quello delle Guardie Svizzere, cambiato nel tempo. Dall’epoca in cui ai ticinesi era vietato diventare Guardia Svizzera, alle nuove minacce legate alla sicurezza, fino all’ipotesi di aprire il ruolo alle donne. Temi che anche Monsignor Alain De Raemy, da ex cappellano delle Guardie in Vaticano, conosce bene. “Essendo stato loro cappellano per sette anni c'è un legame indistruttibile. È una cosa bella. Il giuramento che fa un giovane a 18-20 anni di età di dare la vita per il successore di Pietro è una cosa che rimane nel loro cuore e li lega fra loro attraverso tutte le differenze”. De Raemy ci ha poi spiegato che i ticinesi non potevano essere Guardie svizzere per il fatto che parlassero l’italiano, “e in Curia romana non bisognava capire quanto venisse detto”. Queloz ci ha infatti detto che oggi, invece, la filosofia in Vaticano è cambiata. “Si vuole che le guardie imparino questa lingua in modo da poter aiutare le persone agli ingressi del Vaticano. Ovviamente c’è stata anche un’evoluzione a livello di preparazione per la sicurezza, perché le minacce sono diverse, soprattutto dal 2001 abbiamo anche dovuto adattare la nostra formazione. Tant’è che oggi questa è organizzata ad Isone per un mese”. C’è anche chi propone di aprire questa professione alle donne. “Credo che sia una questione aperta, mai dire mai. Tuttavia, non dipende da noi ma dal Papa. E se lui dovesse decidere in questo senso le guardie dovranno adattarsi”.

Tre giorni di festa

Temi e riflessioni nella cornice di una festa che durerà tre giorni. Ieri serata ticinese alle Cantine di Gandria, con celebrazioni che proseguiranno anche domani con la Santa Messa Pontificale nella Basilica del Sacro Cuore, e in seguito il corteo per il centro città. “Quella di essere guardia è una vocazione, e io lo sto facendo da 5 anni”, ci ha detto Samuel Lamon. “Mi ricordo che quando sono andato in vacanza a Roma nel 2010 e ho visto le Guardie sono rimasto molto impressionato. Quindi ho scelto questo corpo di onore e di tradizione. Io vorrei rimanere finché posso”. Ma di cosa si occupa Samuel nel suo lavoro quotidiano? “Abbiamo cinque missioni principali. Come sottoufficiale ci si occupa perlopiù degli ingressi del Palazzo apostolico. Durante i servizi straordinari sono responsabile di una piccola squadra”. Ma che rapporto si instaura tra una Guardia Svizzera e il Papa? “Dipende dal Santo Padre, con Francesco era un rapporto più amichevole e personale tra di noi. Con Leone siamo solo agli inizi, quindi sicuro cambierà, ma è comunque una brava persona”. Il servizio, non ci nasconde Samuel, è pesante: come detto, si firma un contratto di minimo due anni, lontani da casa, amici e famiglia. “Questo può essere un freno nel reclutamento, ma è un onore servire la figura del Santo Padre e anche i miei amici sono fieri di me”.