
Sono passati esattamente 10 anni da quando Giuliano Bignasca è scomparso improvvisamente a seguito di un malore, accusato dopo una riunione di partito. Aveva 67 anni. Presidente e fondatore della Lega dei Ticinesi nei primi anni '90, ha sconvolto la politica cantonale con il suo fare prorompente e ribelle. È stato consigliere nazionale nel 1995 (sei mesi) e dal 1999 al 2003, oltre che municipale di Lugano, eletto nel 2000 e poi riconfermato. Sempre nel 1990 ha dato vita al "Mattino della domenica", un settimanale battagliero, dissacrante nei riguardi delle autorità. Celebri le sue iniziative provocatorie, dalla taglia sui radar (con la promessa di pagamento a chi gli portava la scatola o l'intero dispositivo) alla carovana della libertà. Numerosi colleghi di partito oggi lo ricordano, condividendo aneddoti e momenti vissuti insieme
Gobbi: "Senza il Nano, il Ticino ancora nel medioevo politico"
"Senza il Nano e la Lega, il Ticino sarebbe stato ancora nel medioevo politico, dal punto di vista delle libertà di espressione individuale e del regime partitocratico", scrive il consigliere di Stato Norman Gobbi. “Era un grande visionario, su quei trend che poi hanno avuto postuma conferma: casse malati, immigrazione, lavoro e tutela del Ticino. Un grande intuitivo, come lo era sul campo di calcio mi raccontano, ma anche una grande speranza per le e i Ticinesi”.
Robbiani: "Faceva sentire importanti tutti i leghisti"
"Ho la fortuna di essere uno degli unici leghisti della prima ora rimasti, che dal Nano è stato ispirato e motivato", scrive il deputato Massimiliano Robbiani. "Sapeva far sentire importanti tutti i leghisti, dai più esperti ai neofiti, trasmettendoci una enorme motivazione".
Zali: "Unico e spiazzante"
Claudio Zali, consigliere di Stato, ricorda il suo primo incontro con il Nano sulle pagine del Mattino della Domenica: “Ero stato “reclutato” dall’amico Marco (Borradori, ndr) per essere candidato alla carica di Giudice e una sera, con i quattro futuri compagni di lista, ci ritrovammo in via Monte Boglia per essere presentati al Nano. Ricordo che ero in jeans e portavo la giacca di pelle che era stata di mio padre, capelli più lunghi del solito. Ricordo anche di essere stato in apprensione al pensiero di incontrare il Nano, che conoscevo solo per la fama di personaggio vulcanico ed imprevedibile. Giunti al suo cospetto e rapidamente presentati, il Nano ci offrì un rapido e calzante monologo sui temi della giustizia e su altro. Alla fine, indicando noi, disse “uno, due, tre, quattro, cinque, ecco i candidati della Lega”. Colloquio terminato (ma non ricordo di avere aperto bocca, se non per dire il mio nome), procedura di selezione terminata. Unico e spiazzante".
Foletti: "Ciò che ha seminato, vive ancora"
"Con lui non c’erano mezze misure: o si litigava o si rideva, ma c’era sempre equilibrio nei due stati d’animo e ci si lasciava sempre con un abbraccio", ricorda il sindaco di Lugano Michele Foletti dalle pagine del Mattino della Domenica. "Un po’ meno banale: a 10 anni dalla sua morte ci accorgiamo che ciò che ha seminato, ciò che ha coltivato e quello che ha costruito vive ancora, anche senza di lui, anche senza troppi amici che non ci sono più".
Quadri: "Un personaggio non replicabile"
"Si fatica a rendersi conto che sono già passati 10 anni dalla prematura scomparsa del Nano", scrive Lorenzo Quadri, consigliere nazionale e direttore del Mattino. "Sembra ieri che turbinava in redazione, visionando bozze, formulando critiche – sempre con il suo modo diretto, che sulle prime poteva sconcertare, ma ci si abituava presto – e soprattutto fornendo spunti, una marea, rigorosamente scritti su block notes a quadretti. La sua meticolosità ed il suo ordine erano proverbiali. Come pure la sua creatività: le proposte gli venivano a getto continuo". Per Quadri questi anni senza Bignasca hanno confermato due cose: che "il personaggio non è replicabile" e che le sue creature, il Mattino e la Lega, "sono ancora lì dove lui le ha lasciate", anche se non identiche a prima: "sarebbe stato presuntuoso e ridicolo pensare di scimmiottare chi se n’è andato. Ma ci sono. “Cucù, siamo ancora qui!” era la replica del Nano sul Mattino ad ogni risultato elettorale che smentiva dei pronostici funerei per la Lega".