
Il Sindacato Indipendente Studenti e Apprendisti (SISA) ha consegnato oggi la petizione “Pandemia e difficoltà scolastiche: sosteniamo il corpo studentesco!”, indirizzata al Governo ticinese e corroborata da più di 1000 firme. Nel testo della petizione si chiedono provvedimenti per aiutare gli studenti ticinesi visto il periodo particolare in cui si trovano, in quanto “la pandemia ha profondamente modificato le modalità di fare scuola delle studentesse e degli studenti ticinesi: a causa delle molte quarantene sia singole che di classe, l’accesso all’istruzione è diventato sempre più difficoltoso e la qualità dell'apprendimento è notevolmente peggiorata”. Inoltre, si, legge nel comunicato, “le lacune accumulate durante il periodo di insegnamento a distanza unitamente ai problemi di ansia e depressione crescenti non hanno fatto altro che accrescere le preoccupazioni del corpo studentesco circa la buona riuscita dell'anno scolastico”.
Le rivendicazioni
Dunque “per sostenere il corpo studentesco ed opporsi alla logica classista e ‘psichicamente malata’ del sistema scolastico ticinese”, il SISA, “come primo passo verso una scuola diversa”, rivendica:
- L'abrogazione del limite delle bocciature dell’anno nel secondario II (licei, SCC e scuole professionali); “che rischia di escludere definitivamente gli studenti dal percorso formativo intrapreso anche a causa delle difficoltà generate dalla situazione sanitaria”
- L'introduzione di corsi di recupero pubblici e gratuiti in tutti gli ordini scolastici; “per consentire agli studenti delle classi popolari di accedere agli aiuti di cui necessitano”
- L'introduzione di una sessione di recupero dell'esame di maturità ad agosto, al fine di recuperare l'eventuale bocciatura.
Il Sisa riconosce l’esistenza di "sportelli" di sostegno per poche materie in alcune sedi, ritenendo che “questi non sono sufficienti per rispondere ai bisogni degli studenti”. Il sindacato riconosce anche che “lo sforzo fatto da parte di alcuni docenti per garantire dei momenti di sostegno e recupero allo studio è lodevole, tuttavia è inaccettabile che ciò si basi sulla buona volontà dell'insegnante: il sistema scolastico ticinese non deve e non può basarsi sul "volontariato" se vuole garantire una formazione di qualità ed equa per tutte e tutti”.
La scuola dunque “non deve essere un luogo di tensione psicologica in cui praticare la selezione sociale, ma deve garantire alle studentesse e agli studenti le condizioni adatte per riuscire nel proprio percorso di crescita formativo e personale. Per raggiungere questo obiettivo occorre agire ora: che il Consiglio di Stato ora faccia la sua parte e intervenga immediatamente!”
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