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Uno storico zurighese valuterà le ricerche sulla collezione Bührle
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Keystone-ats
un anno fa
Si tratta di determinare se le valutazioni disponibili costituiscano o meno una base affidabile per il Kunsthaus. La valutazione non porterà sull'insieme della collezione bensì su dei campioni.

Lo storico zurighese Raphael Gross è stato incaricato di valutare le ricerche sulla provenienza condotte finora sulle opere della collezione Bührle presso il Kunsthaus di Zurigo. I risultati della valutazione sono attesi per la primavera del 2024. I risultati del lavoro di Gross saranno comunicati alla città e al cantone di Zurigo, alla Società di belle arti che gestisce il Kunsthaus e al pubblico, ha indicato oggi nel corso di una tavola rotonda il professor Felix Uhlmann, titolare della cattedra di diritto pubblico e amministrativo e di dottrina legislativa all'Università di Zurigo. Uhlmann è stato incaricato di elaborare il concetto di valutazione indipendente.

Valutazione su dei campioni

Gross "ha convinto una netta maggioranza" per effettuare questo lavoro e "ha giocato un ruolo determinante in numerose procedure di restituzione". Dal 2016 lo storico è membro della Commissione consultiva tedesca per la restituzione di beni culturali confiscati o sottratti ai proprietari in relazione a persecuzioni naziste. Ha diretto il Museo ebreo di Francoforte, in Germania, e dal 2017 dirige il Museo storico tedesco (Deutsches Historisches Museum) di Berlino. Lo storico deve valutare "in tutta chiarezza" la qualità delle ricerche sulla provenienza effettuate dalla Fondazione Bührle basandosi sugli standard internazionali. Si tratta di determinare se le valutazioni disponibili costituiscano o meno una base affidabile per il Kunsthaus. La valutazione non porterà sull'insieme della collezione bensì su dei campioni. In funzione dei risultati, verranno formulate raccomandazioni alla Società di belle arti con eventuali ricerche supplementari su alcune opere o ulteriori interventi.

Restituire i quadri dove necessario

Il contratto di sovvenzione del museo stipula che il Kunsthaus non deve esporre opere per le quali esistono indizi comprovati di spoliazioni naziste. Philipp Hildebrand, ex direttore della Banca Nazionale Svizzera (BNS) e nuovo presidente della società di belle arti che gestisce il Kunsthaus, si è impegnato perché la provenienza dei dipinti della collezione Bührle venga indagata a fondo. Il Kunsthaus non ha alcuna voce in capitolo. La Fondazione Bührle, che rimane proprietaria delle opere, può decidere se i dipinti entrati illegalmente nella collezione devono essere restituiti o indennizzati, aveva ricordato Hildebrand poco dopo la sua entrata in funzione. Precisando tuttavia che la Società di belle arti s'impegnerà perché i quadri vengano restituiti dove necessario.

Il fatto che ha riacceso la controversia

La controversia sulla collezione Bührle si è riaccesa con il suo trasferimento nel 2021 nella nuova ala del Kunsthaus di Zurigo, disegnata dall'architetto David Chipperfield e finanziata con 200 milioni di franchi di fondi pubblici. Conta circa 160 opere di artisti del calibro di Monet, Manet, Cézanne, van Gogh, Dégas e Picasso. La presentazione delle opere nella nuova sede è accompagnata da informazioni sulla loro provenienza, ma diversi storici hanno messo in discussione la completezza delle ricerche. Uno dei nodi da sciogliere riguarda in particolare opere che non sono state propriamente confiscate o sottratte, ma che i rispettivi proprietari furono costretti a vendere per necessità: un caso esemplare è il "Campo di papaveri a Vétheuil" di Claude Monet. Il quadro faceva parte della collezione che Max Emden (1874-1940), miliardario tedesco di origini ebree fuggito negli Anni '30 dalla Germania nazista, conservava nella villa da lui costruita sull'Isola Grande di Brissago. Alla morte di Max Emden, nel 1940, i quadri passarono in eredità al figlio Hans Erich Emden, che a differenza del padre non ottenne la nazionalità svizzera. Hans Erich Emden emigrò nel 1941 in Cile, dove è deceduto nel 2001. Il dipinto fu venduto per 30'000 franchi dell'epoca ad un commerciante d'arte di San Gallo. Nel 1941 fu acquistato da Emil Bührle ad un prezzo che secondo articoli di stampa ammontava a 36'000 franchi. Oggi il dipinto ha un valore stimato in 25 milioni di franchi. Gli eredi, che in Germania hanno ottenuto in condizioni simili la restituzione di un Canaletto, si battono da anni per la restituzione del Monet.

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