Svizzera
“Una forte onda, ma non uno tsunami”
Keystone-ats
3 anni fa
Patrick Mathys dell’UFSP ha sottolineato che il numero di contagi rimane alto in Svizzera, ma il sistema sanitario regge. Sui possibili allentamenti: “Nonostante la buona situazione, non dovremmo avere troppa fretta”

“L’ondata di Omicron era ed è ancora violenta, ma per fortuna non siamo stati travolti da uno tsunami”. Con queste parole Patrick Mathys dell’Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP) ha aperto il consueto punto stampa degli esperti. Il picco non è stato ancora raggiunto, ha puntualizzato, ma il sistema sanitario regge nonostante la persistente diffusione del coronavirus tra la popolazione. Nei prossimi giorni o settimane, ha aggiunto l’esperto, il numero di infezioni dovrebbe fluttuare ancora a un alto livello, anche se si nota una certa stabilizzazione.

Stabili i ricoveri
La ospedalizzazioni sono stabili e mostrano un leggero calo. Anche l’occupazione dei letti in terapia intensiva continua a diminuire leggermente, mentre il numero dei morti rimane stabile a un livello basso (dai 10 ai 15 decessi giornalieri). La maggior parte dei pazienti nelle terapie intensive si sono infettati con la variante Delta, mentre i malati di Omicron “solo raramente devono essere curati in terapia intensiva”. Le persone che devono ricorrere a cure speciali sono circa 200, pari a un quarto dei letti disponibili nei reparti di cure intense. Giornalmente vengono ricoverate 100 persone, ha aggiunto Mathys.

Ancora alto il numero di infezioni
Più in generale, la Svizzera è al momento uno dei Paesi maggiormente toccati dalla pandemia: a parte i casi confermati in laboratorio (90 mila solo nel fine settimana), vi è senz’altro un gran numero di persone infette che non viene registrato. Si stima in 100mila le persone che si contagiano ogni giorno, specie tra i soggetti più giovani. “Il 5%-10% della popolazione è dunque potenzialmente contagioso”, ha detto Mathys. Il fatto che il tasso di riproduzione R sia ancora superiore a 1, ossia 1,1, indica che la situazione è ancora lungi dall’essersi calmata, ha aggiunto.

Le prospettive
Mathys ha poi parlato delle prospettive future. “Mezzo milione di infezioni si registrano settimanalmente in Svizzera. Un numero di contagi alto, che però non ha grandi ripercussioni sulle unità di terapia intensiva. Anche se nelle prossime settimane il numero dei casi rimarrà alto, possiamo presumere che le unità di terapia intensiva degli ospedali saranno risparmiate”. Circa le ripercussioni del virus sull’economia, Mathys ha sostenuto che gli effetti rimangono limitati, anche se in taluni settori, come i trasporti, si è dovuto correre ai ripari, magari eliminando alcuni servizi. Tuttavia, al momento non si è giunti a un punto di rottura. L’aspetto positivo dell’attuale ondata, ha sottolineato Mathys, che ci lascia guardare alle prossime settimane con una certa prudente fiducia è il fatto che il sistema sanitario sta reggendo il colpo.

Possibili allentamenti, ma ci vuole prudenza
Anche se l’UFSP crede che la revoca delle misure contro il coronavirus sia possibile in linea di principio, bisogna rimanere prudenti evitando di fare il passo più lungo della gamba: “nonostante la buona situazione, non dovremmo avere troppa fretta”, ha dichiarato Mathys. Se le misure venissero revocate - come anticipato dai media riferendosi a quanto il ministro della sanità Alain Berset, potrebbe presto decidere, n.d.r - c’è da attendersi un aumento del numero di infezioni. Alla domanda sulla ragion d’essere del certificato, Mathys ha sottolineato che tale documento ha ancora un senso quando si tratta di prevenire infezioni gravi, ma non più in termini di contenimento del numero di casi.

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