
UBS conferma le sue stime sulla crescita dell'economia svizzera nel 2025 e nel 2026: gli esperti della maggiore banca elvetica prevedono che il prodotto interno lordo (Pil) - al netto degli eventi sportivi - aumenti dell'1,3% quest'anno e dell'1,0% nei dodici mesi successivi. "Sebbene dal 7 agosto gli Stati Uniti abbiano introdotto dazi del 39% sulle importazioni dalla Svizzera - ad eccezione dell'oro e dei prodotti farmaceutici - nel nostro scenario di base continuiamo a ipotizzare una tariffa doganale del 15%, come indicato nella nostra pubblicazione del primo agosto", scrivono gli specialisti in un comunicato odierno.
L'ipotesi di una nuova negoziazione con Washington
Con un'aliquota del 39% "la Svizzera è chiaramente un caso anomalo tra i paesi industrializzati e i principali partner commerciali degli Usa". Secondo quanto riportato dai media il governo americano intende concludere accordi commerciali entro ottobre, il che indica che gli attuali dazi doganali non sono ancora definitivi e che la Confederazione ha ancora tempo per negoziare un tasso più basso. Anche il Consiglio federale ha segnalato che intende proseguire al più presto i colloqui con Washington per ridurre i balzelli sui prodotti svizzeri.
Le possibili conseguenze dei dazi al 39%
Se invece i dazi dovessero rimanere al 39% la crescita del Pil elvetico potrebbe diminuire fino a 0,4 punti percentuali, mettono in guardia gli analisti di UBS. Sarebbe inoltre a rischio sino allo 0,4% dell'occupazione. "A nostro avviso però il modello di lavoro ridotto dovrebbe contribuire ad attenuare l'impatto sul mercato del lavoro e a limitare l'aumento della disoccupazione", concludono i professionisti dell'istituto.