
Mentre a Ginevra si tengono le trattative per un accordo globale sulla plastica, Greenpeace ha inscenato una protesta davanti al Palais des Nations. Questa mattina 22 attivisti provenienti da nove Paesi europei hanno steso una simbolica scia nera – a rappresentare il petrolio – e appeso due striscioni per denunciare l’eccessiva influenza dell’industria fossile nel processo negoziale. Oltre 170 paesi, ricordiamo, sono riuniti per dieci giorni nella città di Calvino per cercare di raggiungere un accordo vincolante contro l'inquinamento da plastica.
Area isolata dalla polizia
"Attenzione, è scivoloso. Ma è commestibile, non è tossico", diceva uno degli attivisti ai passanti che tentavano di evitare la sostanza nera. Alcuni manifestanti si sono issati sul tetto dell'edificio che ospita il controllo della sicurezza. L'area è stata isolata dalla polizia, costringendo le persone che arrivavano in auto o in bicicletta a ripiegare su un altro ingresso. Gli attivisti sono stati poi sottoposti ai consueti controlli d'identità.
Lobby sempre più presenti durante i negoziati
Secondo Greenpeace e il Center for International Environmental Law, alla precedente sessione di negoziati, tenutasi a Busan a fine 2024, erano presenti oltre 220 lobbyisti legati all’industria petrolchimica, in crescita del 12% rispetto al quarto round di colloqui avvenuto a Ottawa, in Canada, nell'aprile 2024. I lobbisti sono addirittura più numerosi dei delegati dell'Unione Europea, mentre le comunità colpite dai rifiuti plastici, i popoli indigeni e la società civile faticano a ottenere una partecipazione significativa. "Sempre più lobbisti dell'industria petrolifera e del gas partecipano a ogni ciclo di negoziati", denuncia Joëlle Hérin, esperta di consumi ed economia circolare presso Greenpeace Svizzera. "Chiediamo alle Nazioni Unite di espellerli. I governi non devono permettere a poche aziende di ignorare la richiesta della società civile di un accordo ambizioso che riduca la produzione di plastica a livello mondiale."
Aziende nel mirino
Secondo un rapporto di Greenpeace del Regno Unito aziende come Dow, ExxonMobil, BASF, Chevron Philipps, Shell, SABIC e INEOS stanno aumentando la loro produzione di plastica e puntano a un accordo debole che non preveda limiti vincolanti alla produzione globale. "Da quando sono iniziati i negoziati sull'accordo globale sulla plastica nel novembre 2022, queste sette aziende hanno aumentato la loro capacità produttiva di plastica di 1,4 milioni di tonnellate", denuncia l'associazione.
Lobby escluse dai negoziati
Greenpeace chiede dunque che gli interessi industriali vengano esclusi dal tavolo dei negoziati e che i governi approvino un accordo ambizioso, in grado di tutelare le persone e il pianeta. “Non possiamo permettere che chi ha creato il problema impedisca ora di risolverlo”, afferma Joëlle Hérin, esperta di economia circolare per Greenpeace Svizzera.