
La custodia di sicurezza per le persone sospettate di sostenere il terrorismo avrebbe forse potuto consentito di evitare i fatti di Morges (attacco finito con un morto, n.d.r) e di Lugano (un ferito da arma da taglio). Ne è convinta la Commissione della politica di sicurezza del Consiglio nazionale (CPS-N) che ha dato seguito per 10 voti a 5 a un’iniziativa parlamentare in tal senso. Affinché le persone che, in privato o in pubblico, incitano, istruiscono o incoraggiano attività terroristiche o violenza di altro tipo, in Svizzera o all’estero, oppure annunciano, finanziano, favoriscono o esortano a sostenere tali attività, possano essere incarcerate il consigliere nazionale Mauro Tuena (UDC/ZH), ha inoltrato il testo che mira ad elaborare le basi legali.
“Si potevano evitare i fatti di Lugano”
La medesima misura si applicherebbe anche a tutti quelli che sostengono o appartengono ad organizzazioni che perseguono o esercitano attività terroristiche o violenza di altro tipo. Questa misura, secondo Tuena, potrebbe essere ordinata esclusivamente dal giudice dei provvedimenti coercitivi. La maggioranza della CPS-N, specifica un comunicato odierno dei servizi parlamentari, crede che occorra rafforzare ulteriormente l’arsenale giuridico incluso nel progetto governativo sulle misure di polizia antiterrorismo accolto in votazione popolare il 13 giugno scorso dal 56,6% dei votanti. In effetti, la commissione si chiede se la custodia di sicurezza avrebbe permesso di evitare attacchi come quelli verificatisi recentemente a Morges o a Lugano e crede che la questione meriti una riflessione più approfondita. Poiché l’iniziativa parlamentare prevede che le decisioni di custodia siano prese dal giudice dei provvedimenti coercitivi, secondo la maggioranza ciò costituirebbe una garanzia che simili decisioni siano proporzionate ed emanate nel rispetto dei diritti umani.
“Grave violazione diritti dell’uomo”
Per una minoranza, invece, l’introduzione di questa misura rappresenterebbe una grave violazione della Convenzione europea dei diritti dell’uomo, ma anche del diritto a una procedura equa previsto dalla Costituzione federale. Inoltre, essendo i reati menzionati dall’iniziativa parlamentare già punibili, la minoranza pensa che non vi sia motivo di rafforzare la legge in materia.
No divieto Consiglio islamico e Hamas
Nel corso delle discussioni, la CPS-N ha tuttavia respinto per 13 voti a 11 (e una astensione) l’iniziativa parlamentare di Piero Marchesi (UDC/TI) mediante la quale si vuole proibire il Consiglio centrale islamico svizzero e l’Associazione degli studiosi musulmani sulla falsariga di quanto fatto per “Al-Qaida” e lo “Stato islamico”. No nemmeno - 18 voti a 7 - all’iniziativa parlamentare di Lukas Reimann (UDC/AG) per vietare Hamas.
Circa Hamas (movimento presente, tra l’altro, nella Striscia di Gaza e nel sud del Libano sostenuto dall’Iran, n.d.r), la maggioranza ricorda che, in virtù della legge sulle attività informative, una tale decisione deve fondarsi su un divieto o su sanzioni sanciti dalle Nazioni Unite. Ritiene inoltre che un divieto di Hamas, la cui presenza in territorio svizzero non è peraltro attestata, sarebbe un mero simbolo e nuocerebbe agli sforzi di pace perseguiti dalla Svizzera nel Vicino Oriente. Circa il Consiglio centrale islamico svizzero e l’Associazione degli studiosi musulmani, stando alla CPS-N essi non hanno posto nella Legge sulle attività informative. Da parte sua, la minoranza della Commissione ha deplorato che la Svizzera non possa decidere autonomamente di vietare organizzazioni che considera una minaccia per la sicurezza del Paese.
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