Svizzera
Svizzera solo con il Pass, ma non sul confine
Immagine CdT/Chiara Zocchetti
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Keystone-ats
3 anni fa
Il Consiglio federale ha deciso per il doppio tampone e formulario per entrare in Svizzera per chi non è vaccinato o guarito dal Covid. Ciò non è previsto per la fascia di confine

Nuove restrizioni in vista per chi non è vaccinato o guarito dal covid-19: da lunedì 20 settembre tutte le persone che entrano in Svizzera dall’estero devono disporre di un certificato sanitario valido. Eccezioni sono previste per le regioni di confine. Lo ha deciso oggi il Consiglio federale per prevenire un aumento del numero di contagi dovuto al rientro dalle vacanze autunnali. La decisione, ha spiegato il consigliere federale Alain Berset in conferenza stampa, è stata presa alla luce dell’esperienza maturata quest’estate. Le persone rientrate dalle vacanze hanno contribuito al peggioramento della situazione in Svizzera, ha precisato il ministro della sanità. L’obiettivo è identificare e isolare rapidamente le persone che sono state infettate all’estero, ha proseguito Berset. In questo modo si potrà evitare un nuovo aumento delle infezioni - che seppur in leggera contrazione rimangono ad un livello elevato - e il conseguente sovraccarico degli ospedali.

Doppio tampone
L’obbligo di disporre di un tampone negativo per entrare nella Confederazione vale per tutti coloro che non sono vaccinati o guariti, e ciò indipendentemente da dove provengano e con quale mezzo di trasporto hanno viaggiato. Chi in dogana non potrà presentare un test negativo dovrà sottoporsi al test immediatamente dopo l’entrata in Svizzera. Dopo un periodo compreso tra quattro e sette giorni, i non vaccinati o guariti dovranno, a loro spese, farsi testare nuovamente. Il risultato andrà inoltrato al servizio cantonale competente.

Tutti devono riempire un modulo d’entrata
Tutte le persone che valicano la frontiera in entrata - questa volta compresi i vaccinati e i guariti - sono poi chiamati a riempire il Modulo di entrata SwissPLF - swissplf.admin.ch - per consentire ai cantoni di effettuare controlli a campione per verificare che le nuove disposizioni vengano rispettate. I controlli saranno effettuati “in funzione dei rischi”; non ci saranno verifiche sistematiche in dogana, attraversata ogni giorno da oltre due milioni di persone e più di un milione di veicoli.

Niente test e formulario nella fascia di frontiera
Non devono invece presentare test e formulario SwissPLF i frontalieri, chi transita senza fermarsi attraverso la Confederazione, chi trasporta merci o persone a titolo professionale, nonché le persone che entrano “da regioni confinanti con la Svizzera con le quali esiste uno stretto scambio economico, sociale e culturale”. Sono esentati dal test, ma non dal Modulo di entrata, anche i minori di 16 anni.

Le regole per il turismo della spesa
Su sollecitazione di diversi giornalisti il Consiglio federale ha fatto chiarezza sulle regole d’entrata per le regioni di confine. Per gli svizzeri non è determinante il cantone di domicilio ma la destinazione del viaggio. Chi si reca nelle regioni di frontiera - intese come territori amministrativi (a tale proposito sarà pubblicato un elenco) - al rientro non dovrà farsi testare né riempire il formulario. Questo vale per esempio anche per chi, dal Ticino, decide di recarsi in una regione di frontiera in Germania per fare la spesa. Dovrà invece fare il tampone e compilare il formulario chi, ad esempio, va in vacanza in sud Italia, ha precisato Christian Bock, direttore dell’Amministrazione federale delle dogane (AFD).

Previste multe di 200 franchi per chi non rispetta le regole
Chi non rispetta le nuove disposizioni potrà essere multato: 200 franchi in caso di assenza di certificato sanitario, 100 franchi per un modulo non compilato. Agli svizzeri e agli stranieri con permesso di domicilio in Svizzera sarà consentita l’entrata nel Paese anche se risultati positivi al test del coronavirus. In questo caso l’interessato dovrà mettersi direttamente in isolamento e annunciarsi al servizio medico cantonale entro due giorni.

Lista dei paesi a rischio verrà mantenuta
Più in generale, le disposizioni d’entrata vigenti restano immutate. La Segreteria di Stato della migrazione continua a tenere un elenco dei Paesi a rischio che stabilisce chi può entrare in Svizzera.

Certificato Covid anche per le persone vaccinate all’estero
Il Consiglio federale, rispondendo alle preoccupazioni del settore del turismo, ha anche deciso che dal 20 settembre potranno ottenere un certificato covid svizzero tutte le persone che hanno ricevuto, all’estero, un vaccino approvato dell’Agenzia europea del farmaco (Ema). Ciò concerne, oltre a quelli già omologati in Svizzera - Moderna, Pfizer/BioNtech e Johnson & Johnson - anche il preparato di AstraZeneca. I documenti potranno essere inviati elettronicamente e richiesti presso un organo di contatto che verrà definito da ogni Cantone. “Si tratta di permettere a queste persone di partecipare alla vita sociale del paese,” ha spiegato il ministro Alain Berset duranta la conferenza stampa odierna. “È un elemento a favore del turismo. Ogni Cantone dovrà identificare un servizio che fungerà da riferimento per queste persone. Ci sarà un periodo di transizione fino al 10 ottobre per mettere in atto questo sistema. Nel frattempo i turisti potranno presentare un certificato di vaccinazione per entrare nei ristoranti o accedere in altre strutture”.

Possibili adeguamenti sui test a pagamento
Il Consiglio federale ha portato avanti questa mattina una nuova discussione sui test, ma Berset ha ribadito la decisione presa il 25 agosto, ovvero che dal primo ottobre gli asintomatici dovranno pagare di tasca propria il costo dei tamponi. “Visto che la vaccinazione è gratuita, il Consiglio federale aveva ritenuto che non spetti alla collettività assumere i costi dei test per le persone non immunizzate”, ha sottolineato il Consigliere federale. Tuttavia il Governo sta pensando di fare degli adeguamenti e trovare delle soluzioni per determinate categorie di persone, per esempio quelle in attesa della seconda vaccinazione, nelle prossime settimane. “Con i test non si esce dalla crisi, con i vaccini invece sì”, ha ribadito Berset. “Solo con progressi in questo campo potremo togliere le misure e l’uso del certificato Covid per le attività correnti”.

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