
Rispetto al recentissimo passato, sono molti di più gli svizzeri propensi a riflettere sulla finitudine della vita: secondo un sondaggio, erano il 38% due anni fa e il 62% quest'estate. Il 68% pensa a redigere direttive anticipate, un dato in progressione di 27 punti percentuali. Per quanto concerne i mandati precauzionali, la quota è raddoppiata, raggiungendo il 60%. L'inchiesta è stata realizzata dall'istituto DemoSCOPE per conto dell'Allianz für das Gemeinwohl (alleanza per il bene comune), un'organizzazione che ha come obiettivo quello di aumentare, rispetto ad oggi, la sostanza lasciata al settore della pubblica utilità. Attualmente, indica l'associazione sul proprio sito, la somma delle eredità e delle donazioni in Svizzera ammonta a 95 miliardi di franchi all'anno, ma "solo il 3 per mille è costituito da lasciti per organizzazioni e istituzioni di pubblica utilità". Questa quota non è cambiata negli ultimi anni. A titolo di paragone, le uscite complessive della Confederazione per il 2025 messe a bilancio dal Consiglio federale lo scorso mese di giugno ammontano a 86,4 miliardi di franchi.
Sondaggio nella Svizzera nordalpina
Il sondaggio è stato realizzato tra il 24 luglio e il 5 agosto scorsi su un campione di 1'014 persone di oltre 45 anni, attive sul web e residenti nella Svizzera tedesca e in quella romanda. Stando a DemoSCOPE è rappresentativo, anche perché è stato ponderato in funzione di lingua, età e sesso, indica un estratto del rapporto dell'istituto allegato a un comunicato dell'alleanza. Il margine di errore per il campione di 1'014 persone è di 3,1 punti percentuali; cresce quando il campione è più contenuto. Agli interpellati, che a seconda delle domande ha risposto in modo numericamente assai variabile, sono stati posti quesiti in vari ambiti, ad esempio, in merito a una riflessione sulla propria morte, alla solidarietà intergenerazionale o al proprio impegno volontario per il prossimo.
Balzi enormi nell'opinione in 24 mesi
Paiono particolarmente interessanti le domande già poste in anni precedenti, poiché permettono un paragone. La progressione in 24 mesi di chi pensa alla propria morte, a redigere direttive anticipate (dette anche testamento biologico o disposizioni del paziente, permettono di indicare quali trattamenti medici la persona desidera ricevere o no dopo un grave incidente o in caso di una malattia in fase terminale) o un mandato precauzionale (un documento nel quale viene designata una persona che si occuperà della cura degli interessi di colui che lo scrive nel caso in cui divenisse incapace di discernimento) è enorme. Stando a DemoSCOPE, quest'estate il 62% degli intervistati ha spesso pensato alla propria morte, contro il 38% nel 2022 e il 37% nel 2020 (il margine d'errore per i dati di due e quattro anni fa non è pubblicato); il 68% ha riflettuto alla redazione di direttive anticipate (2022: 41%; 2020: 42%); il 60% si è detto consapevole della rilevanza di un mandato precauzionale (2022: 31%; 2020: 33%). Né l'istituto demoscopico né l'Allianz forniscono indicazioni sulla possibile origine di questi massicci cambiamenti d'opinione.
Meno solidarietà generazionale per dibattiti su AVS
L'inchiesta rivela anche un crollo della solidarietà intergenerazionale. Quest'anno, se paragonata alla propria percezione di due anni prima, per il 55% del campione è diminuita (nel 2022 era calata per il 23% degli interrogati; 2020: 13%). Per questo aspetto, dal rapporto di DemoSCOPE si ricava che all'origine dell'evoluzione vi è il peggioramento del contesto economico generale. Una domanda posta senza riferimento diretto alla questione della solidarietà intergenerazionale getta però un'altra luce sulle cause del trend. Per l'83% dei sondati, i dibattiti attorno all'iniziativa popolare per l'introduzione di una 13esima rendita AVS, sottoposta a votazione lo scorso marzo, e attorno all'innalzamento dell'età di pensionamento delle donne a 65 anni, accolto alle urne nel 2022, sono responsabili di "cambiamenti negativi" nella solidarietà sociale. L'inchiesta riguarda pure temi direttamente legati agli interessi dell'Allianz. Un quinto (19%) degli intervistati cita ong di pubblica utilità nel proprio testamento. Due anni fa, la percentuale era solo del 14%. "Questo leggero (...) aumento ci spinge a cercare un dialogo ancora più intenso con i donatori", afferma, citata nella nota, Nina Previtera, dell'alleanza per il bene comune.