
"È stata la disavventura più umiliante della mia vita."
Così Maye Kakisingiera - una 28enne nata, cresciuta e residente a Modena - definisce il brutto episodio capitatole mentre da Ginevra si stava dirigendo verso casa, a bordo di un bus sul quale viaggiavano giovani italiani in cerca di opportunità professionali.
Il bus, secondo quanto racconta la 28enne alla Gazzetta di Modena, è stato fermato alla dogana svizzera di Ginevra per un normale controllo documenti. Come tutti gli altri passeggeri, anche Maye ha consegnato la sua carta d'identità alle guardie di confine. Ma un'ora dopo, al momento di riconsegnare i documenti, le guardie le hanno chiesto di scendere "perché asserivano di aver trovato tracce di cocaina sulla mia carta d'identità, insieme ad alcune irregolarità nei miei dati".
La ragazza viene quindi fatta scendere e sottoposta a un controllo con un particolare rilevatore, che trova tracce di sostanze stupefacenti sul suo corpo. "Sono rimasta letteralmente basita" afferma. "Io non mi drogo né mi sono mai drogata in vita mia".
I doganieri hanno quindi controllato i bagagli della 28enne, senza però trovare stupefacenti. "Mi hanno fatto capire che nutrivano comunque dei sospetti in merito al contenuto, come se io fossi una commerciante illegale di vestiario" racconta Maye.
"Mi hanno portata dentro in dogana chiudendomi a chiave in una stanza insieme a due poliziotte -e una di loro mi ha chiesto di denudarmi completamente. Non ha voluto sentire ragioni nemmeno quando le ho spiegato che avevo le mestruazioni. Così mi sono dovuta spogliare e togliere addirittura l'assorbente. Poi, nuda di fronte a lei, sono stata perquisita in tutto il corpo, parti intime incluse" prosegue la donna. "Io sono cattolica, immaginatevi il mio imbarazzo..."
"Non ho mai provato un'umiliazione simile in tutta la mia vita" conclude la 28enne. "A perquisizione finita, l'altra poliziotta, che mi aveva controllato la borsa non trovando però nulla, mi ha detto che potevo andare senza che lei, né nessun altro dei suoi colleghi, si sia minimamente scusato con me. Sono tornata in pullman tra le lacrime e l'incredulità dei miei compagni di viaggio che non potevano credere al sopruso subito".
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