Svizzera
Social media, "Adeguare accesso e regole all’età invece che imporre divieti"
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Redazione
3 ore fa
La CFIG rifiuta divieti ai social per i minori ma propone regole condivise, più educazione ai media e maggiore responsabilità delle piattaforme.

Nel dibattito sui social media e sui possibili divieti per i più giovani, l’attenzione pubblica si concentra quasi esclusivamente sulla protezione dei minori. Molto meno citati sono invece i diritti, sanciti dalla Convenzione ONU sui diritti del fanciullo, che garantiscono ai giovani l’accesso all’informazione, alla formazione e alla partecipazione digitale. Con una nuova presa di posizione, la Commissione federale per l’infanzia e la gioventù (CFIG) invita a spostare il baricentro della discussione: non divieti generalizzati, ma regole costruite con il coinvolgimento diretto di bambini e adolescenti, insieme a un rafforzamento dell’educazione ai media e una regolamentazione più stringente delle grandi piattaforme.

L'opinione della CFIG

Secondo la CFIG, divieti totali limiterebbero in modo inutile la capacità d’azione sia dei giovani sia dei genitori. Al contrario, offrire spazi protetti e occasioni di confronto sull’uso responsabile dei media digitali permette ai minori di sviluppare competenze fondamentali: capacità critica, autoregolazione, dialogo e partecipazione democratica. Una formazione mediale adeguata all’età deve essere affiancata dalla presenza attiva di figure adulte — genitori, insegnanti, educatori — considerate essenziali nel guidare questi processi. Il tema della salute mentale rappresenta un ulteriore nodo centrale. Gli effetti dei social sui giovani, sottolinea la CFIG, non sono univoci: possono essere sia positivi che negativi a seconda del tipo di utilizzo, della piattaforma e del contesto.

Rafforzamenti

Per questo è necessario rafforzare non solo la protezione, ma anche la capacità di riconoscere rischi e opportunità, valorizzando l’autostima, la partecipazione sociale e la conoscenza delle risorse di aiuto disponibili. Infine, la Commissione richiama l’attenzione sul ruolo degli algoritmi e sulla responsabilità delle piattaforme digitali. La logica commerciale degli operatori punta a massimizzare il tempo di permanenza online, spesso in modo poco trasparente. Da qui la richiesta di obblighi di trasparenza e di un quadro legale chiaro, che sarà discusso nell’ambito della futura legge sulle piattaforme di comunicazione e sui motori di ricerca.