
Rendere più difficile l'accesso al servizio civile, in particolare per le persone che hanno svolto una parte considerevole del servizio militare. È l'obiettivo del messaggio licenziato oggi dal Consiglio federale che con sei misure punta soprattutto a limitare l'esodo di persone che hanno svolto la scuola reclute, ma anziché proseguire con il loro percorso nell'esercito optano per terminare i giorni di servizio in altre mansioni a favore della collettività. Leggasi proprio servizio civile.
"È un attacco frontale al servizio civile"
Queste proposte, "sono un attacco frontale al servizio civile, dimenticando che i civilisti svolgono dei compiti estremamente importanti per la nostra società", spiega a Ticinonews Laura Riget, co-presidente del Ps ticinese. "Invece di chiedersi perché il servizio militare è sempre meno attrattivo, vogliono rendere più difficile l'accesso al servizio civile, un approccio che ritengo sbagliato". Corretto, secondo Riget, sarebbe "approfondire il motivo per cui molte persone non vedono l'utilità nello svolgere il servizio militare, viste anche le difficoltà a conciliare, al momento dei corsi di ripetizione, l'attività in grigio-verde con la propria vita privata e professionale".
"Un passo necessario"
Di parere opposto è il consigliere nazionale Plr Simone Gianini. Per lui quanto fatto dal Consiglio federale "è un passo nella giusta direzione che parte dalla Costituzione federale, che non prevede una libera scelta tra il fare e non fare il servizio militare". Il Governo vuole "rendere meno attrattivo il servizio civile, come avrebbe dovuto essere in origine". Per Gianini, "se crediamo nell'istituzione esercito e nella necessità di avere una forza militare credibile, soprattutto in questo periodo storico, non possiamo non regolare un fenomeno che negli ultimi anni è un po' sfuggito di mano, ovvero il passaggio da militi a civilisti intrapreso da alcune persone".