Svizzera
Segnali di stallo sul mercato del lavoro svizzero
©Chiara Zocchetti
©Chiara Zocchetti
Redazione
4 ore fa
Nel terzo trimestre solo +2’800 posti su base annua: cala il secondario, tengono i servizi, diminuiscono le posizioni vacanti e le imprese prevedono organici stabili.

Segnali di stallo dell'occupazione in Svizzera, dopo una lunga fase di crescita: nel terzo trimestre gli impieghi si sono attestati a 5,5 milioni, con una flessione (destagionalizzata) dello 0,1% rispetto ai tre mesi precedenti e un incremento dello 0,1% su base annua. Concretamente in un anno si sono contati 2'800 posti di lavoro supplementari, emerge dai dati pubblicati oggi dall'Ufficio federale di statistica (UST). A titolo di confronto, le progressioni annue erano state di 31'500 nel primo trimestre e di 35'400 nel secondo.

Cala il secondario, crescono i servizi

Nel periodo luglio-settembre l'occupazione è scesa nel settore secondario (-0,7% a 1,1 milioni, pari a -7600 posti), mentre è salita nei servizi (+0,2% a 4,4 milioni, +10'400 posti). Espresso in equivalenti a tempo pieno il volume totale di impieghi ammontava a 4,3 milioni (-0,1% rispetto allo stesso trimestre del 2024), di cui il 40,6% appannaggio delle donne. In Ticino si contavano 254'100 posti a tempo pieno o parziale, con un incremento annuo dello 0,4%, mentre i Grigioni sono inseriti nella regione della Svizzera orientale, che mette a referto 701'500 (+1,1%).

Meno posti liberi

Le ditte segnalano anche meno posti liberi: erano 88'400, il 10,5% in meno di un anno prima, con una quota dell'1,6% del totale degli impieghi. La contrazione interessa sia il ramo secondario (-13,4%) che il terziario (-9,6%). Di conseguenza diminuiscono anche le difficoltà nel reclutamento di personale qualificato, affermano gli specialisti dell'UST.

Prospettive stabili

In generale le prospettive di impiego sono rimaste sostanzialmente stabili: nel terzo trimestre le imprese che volevano aumentare gli effettivi rappresentavano il 9,8% dell'occupazione totale (contro l'11,0% di un anno prima), quelle che volevano ridurle erano al 5,4% (5,1%), mentre le rimanenti realtà non pronosticavano cambiamenti di organico o non hanno risposto alle domande dei sondaggisti che operano nell'ambito del cosiddetto barometro dell'impiego dell'UST.