
Il Consiglio federale difende il sistema di ripartizione dei richiedenti l’asilo tra i Cantoni e respinge la maggior parte delle critiche emerse nel rapporto della Commissione della gestione del Consiglio degli Stati (CdG-S). Nella seduta del 21 maggio, l’Esecutivo ha accolto solo in parte le raccomandazioni presentate a febbraio, confermando la propria fiducia nel lavoro svolto dalla Segreteria di Stato della migrazione (SEM).
Sistema promosso, con qualche riserva
Secondo il Consiglio federale, l’attuale meccanismo funziona bene: i criteri di distribuzione sono rispettati, i dati raccolti sono affidabili e i centri federali d’asilo applicano correttamente le direttive, garantendo parità di trattamento. Sì, insomma, a un eventuale riesame delle regole di ripartizione – come suggerito dalla CdG-S – ma solo se i Cantoni saranno coinvolti fin dall’inizio.
Nessun passo indietro sull’algoritmo
La Commissione aveva chiesto una maggiore trasparenza sull’algoritmo che regola la distribuzione, ma per il Consiglio federale non è necessario: i Cantoni, afferma, ricevono già tutte le informazioni necessarie. Anche sulla qualità dei dati e sull’attuazione delle direttive nei CFA, nessuna criticità rilevata – quindi, nessun intervento previsto. Tra le preoccupazioni espresse dalla CdG-S c’erano anche i cosiddetti “blocchi” nelle assegnazioni e i ritardi nelle partenze verso i Cantoni. Anche qui, il Consiglio federale minimizza: i problemi – se ci sono – vengono già affrontati nei canali di comunicazione regolari tra Confederazione e Cantoni.
Tecnologia da aggiornare, ma ci si sta lavorando
Sul fronte tecnico, il governo ammette che gli strumenti informatici andranno aggiornati, ma rassicura: i lavori in questo senso sono già in programma. Il rapporto della Commissione si basava su un’analisi del Controllo parlamentare dell’amministrazione e puntava a capire meglio come viene stabilito quante persone debba accogliere ogni Cantone. La valutazione generale è positiva, ma qualche margine di miglioramento, secondo la CdG-S, resta. Il Consiglio federale, dal canto suo, risponde con una certa fermezza: il sistema funziona e non ha bisogno di grandi cambiamenti.