Consiglio degli Stati
"Rendere più flessibile l'esercito"
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Ats
7 ore fa
Le modifiche approvate oggi dai "senatori" mirano a garantire un organico adeguato alle forze armate e a rispondere all'esigenza di conciliare la vita militare e la vita professionale e privata delle persone tenute a prestare servizio.

Rendere l'esercito più flessibile per rispondere alle esigenze dei soldati. È quanto prevede una modifica della Legge militare adottata oggi dal Consiglio degli Stati con 32 voti senza opposizioni (6 gli astenuti). Tra le principali novità, ha spiegato il consigliere federale Martin Pfister, una maggiore flessibilità per scuole reclute e corsi di ripetizione, una migliore protezione dalle ciberminacce e una digitalizzazione degli scambi tra l'esercito e i militari.

La proposta dell'Esecutivo

Le modifiche mirano a garantire un organico adeguato alle forze armate e a rispondere all'esigenza di conciliare la vita militare e la vita professionale e privata delle persone tenute a prestare servizio. Il quadro legislativo in discussione oggi permette all'esercito di rispondere ai bisogni dei suoi membri e di adattarsi alle nuove condizioni, ha sostenuto Pfister. Fra le varie cose, il progetto prevede per i corsi di ripetizione una durata massima di 19 giorni per la truppa e 26 per le altre persone soggette all'obbligo di prestare servizio. Il Governo aveva anche proposto una durata massima di 18 settimane per la scuola reclute, con la possibilità di essere aumentata di sei settimane al massimo nel caso di formazioni con particolari esigenze in materia di istruzione. Gli Stati hanno però preferito restare alla situazione attuale, che prevede una durata fissa di 18 settimane, che può essere ridotta o aumentata di sei settimane nei casi particolari citati. La durata complessiva rimane invece invariata per la maggior parte dei militari.

Altre novità

Altre modifiche riguardano le possibilità di informarsi sull'esercito. Lo scambio elettronico di dati con i militari va aggiornato e adattato alle più recenti possibilità della digitalizzazione, viene precisato. A tale scopo saranno create piattaforme informative digitali. In futuro, ogni milite potrà accedere ai propri dati sul web e modificarli tramite un'app. Inoltre, a causa della mutata situazione di minaccia, con l'incombere di quelle ciber e quelle ibride, lo strumento di requisizione esistente deve essere completato e aggiornato. In precedenza, solo i beni mobili e immobili (come i veicoli) erano soggetti a requisizione. Ora ciò potrà essere fatto anche con le forze naturali controllabili (elettricità, dati e frequenze radio), i beni immateriali e le prestazioni di lavoro e di servizio. Sono previste novità anche per la regolamentazione delle compensazioni negli acquisti di armamenti all'estero. Attualmente, requisiti, limiti e controllo di tali operazioni negli acquisti di armamenti non sono formalmente disciplinati. I relativi principi di base saranno ora integrati nella legge militare.

Nuova possibilità per il Governo

Infine, la revisione comprende pure una disposizione transitoria che consente al Consiglio federale di superare l'effettivo reale per un massimo di cinque anni. Questo per poter soddisfare le necessità di una situazione di minaccia o eliminare le forti fluttuazioni dell'effettivo reale dovute alle differenti dimensioni delle classi di età delle persone soggette all'obbligo di prestare servizio militare. Per quanto riguarda la facoltà dell'Esecutivo di richiamare in servizio militari armati senza l'approvazione dell'Assemblea federale per impieghi di una durata superiore a tre settimane, la maggioranza dei "senatori" ha deciso di non precisarne l'effettivo. Il limite di 18 militari proposto dal Governo è troppo rigido per poter agire in modo flessibile, ha sostenuto il relatore commissionale Werner Salzmann (UDC/BE). Una minoranza ha messo in guardia contro un eccessivo trasferimento di competenze al Consiglio federale. "È una questione di principio: in ogni democrazia che si rispetti le forze armate sono sottoposte al potere politico, e in particolare al Parlamento", ha sostenuto, invano, Charles Juillard (Centro/JU). Il dossier passa al Consiglio nazionale.

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