Svizzera
“Regolamentare l’uso delle diciture ambientali”
Foto Shutterstock
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Federico Marino
3 anni fa
Secondo un sondaggio delle associazioni dei consumatori svizzere, l’uso non regolamentato di loghi e termini distorce la percezione dei prodotti

“La stragrande maggioranza dei consumatori” ritiene che l’uso delle affermazioni “neutrale”, “ecologico” e “biodegradabile” vada regolato dalla legge, secondo un sondaggio condotto dall’Alleanza delle organizzazioni dei consumatori (Konsumentenschutz, FRC, ACSI). L’inchiesta ha coinvolto 3’500 persone in tutta la Svizzera. “Sebbene non sia rappresentativa”, secondo le associazioni di categoria l’indagine avrebbe permesso di “dimostrare l’innegabile influenza delle affermazioni “green” sulla percezione dei prodotti”.

L’impatto di grafiche e diciture “ambientali” sui consumatori
L’influenza di tali affermazioni sarebbe particolarmente determinante quando i consumatori si trovano a dover compiere scelte in fretta. In questi casi, prosegue il comunicato, “aggiungere un prato verde sull’imballaggio di un prodotto a base di pollo, o una pigna su un prodotto di pulizia, fa ritenere gli articoli in questione più ecologici di quanto non lo siano”.
Secondo le associazioni, il sondaggio sarebbe inoltre rivelatore del peso dato dai consumatori ad alcune diciture ambientali. Il termine “naturale”, secondo il 39% dei partecipanti, implicherebbe che un alimento non sia iper-lavorato. Il 25% ritiene anche che non contenga residui di pesticidi e che sia sano. Le organizzazioni affermano che nulla di tutto ciò è garantito, “in quanto l’uso del termine “naturale” non ha alcun quadro legale”. Le affermazioni valgono anche nel caso dei prodotti cosmetici o di pulizia, dove circa un terzo dei partecipanti rietne che i prodotti “naturali” non contengono sostanze novice per l’essere umano e l’ambiente. Secondo il comunicato, ciò dimostrerebbe la forza di queste diciture, che sarebbero in grado di influenzare i consumatori.

“Tratti in inganno dal greenwashing”
I marchi ambientali, secondo l’Alleanza delle organizzazioni dei consumatori, “sono poco conosciuti e spesso confusi con semplici loghi che non garantiscono il rispetto di esigenze precise e non sottostanno a controlli di organi indipendenti”. Sempre secondo il sondaggio, la maggioranza degli interpellati si sentirebbe “tratta in inganno da queste pratiche di greenwashing”.
“Porteremo questa richiesta, perfettamente legittima, a Berna. Non vi è alcuna ragione per la quale i consumatori svizzeri debbano essere meno protetti rispetto agli altri consumatori europei” sottolinea la segretaria generale ACSI Laura Regazzoni Meli. “Nei paesi vicini, l’attuazione della Direttiva sulle pratiche commerciali sleali mette in primo piano la lotta contro il greenwashing. Paesi come Francia e Italia hanno adottato proprie linee guida per integrare queste disposizioni. La Svizzera farebbe bene a fare dei passi in questo senso.”

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