
La situazione globale tesa a livello di conflitti preoccupa il Consiglio federale. Per reagire alle numerose sfide, il governo ha ritenuto necessario ridefinire l'orientamento della politica d'armamento, approvando la sua prima strategia in materia. Una delle priorità riguarda il rafforzamento dell'industria svizzera, potenziando allo stesso tempo la cooperazione internazionale, in particolare con gli Stati vicini. Da quando la Russia ha attaccato l'Ucraina, il contesto in materia di politica di sicurezza in Europa ha subito un netto peggioramento. Ciò rende necessario un potenziamento in tempi rapidi della capacità di difesa e di resistenza dell'esercito svizzero, evidenzia l'esecutivo in una nota odierna. Anche il mercato globale degli armamenti ha subito profondi cambiamenti: la domanda ha registrato un forte incremento, con conseguente allungamento dei tempi di consegna e aumento dei prezzi. La Svizzera è particolarmente colpita da questi sviluppi, dato che non ha nessuna priorità per le aziende produttrici, in quanto non è membro della Nato, dell'Unione europea o dello Spazio economico europeo e le quantità che acquista sono esigue.
60% acquisti in Svizzera...
Ridefinire l'orientamento della politica in materia d'armamento della Svizzera, con una maggiore gestione da parte del Consiglio federale, deve permettere alle forze armate di essere dotate in modo tempestivo degli armamenti, degli equipaggiamenti e dei servizi necessari, ha detto oggi davanti ai media a Berna il ministro della difesa Martin Pfister, presentando la strategia. Uno degli intenti è mantenere e rafforzare ulteriormente le tecnologie chiave rilevanti in materia di sicurezza, nonché le competenze e le capacità fondamentali in campo industriale, in Svizzera. "Per quanto possibile, in futuro il 60% degli acquisti di armamenti dovrà essere effettuato nella Confederazione", ha precisato in tal proposito Pfister.
...e il 30% in Europa
Per Berna è però indispensabile anche la cooperazione internazionale, dato che continuerà a dipendere dalle importazioni, in particolare per quanto riguarda sistemi principali come aerei da combattimento, carri armati o artiglieria. L'obiettivo è quindi che il 30% degli acquisti avvenga nei Paesi confinanti e in altre nazioni europee. "Ma resterà possibile rifornirsi anche dal resto del mondo", ha tenuto a precisare il consigliere federale. In caso di attacco armato, "la Svizzera deve proteggersi in modo indipendente, ma allo stesso tempo essere in grado di collaborare con altri Stati", ha continuato lo zughese. Un requisito essenziale a tale scopo è che i sistemi e il materiale dell'esercito siano identici o almeno compatibili con l'equipaggiamento dei Paesi confinanti.
Ristabilire fiducia
Per raggiungere gli obiettivi previsti dalla strategia, che prevede dieci campi d'azione e verrà attuata a livello interdipartimentale, sarà poi determinante migliorare le condizioni quadro per le esportazioni di materiale bellico. Stando al governo, sarà fondamentale ristabilire la fiducia degli Stati europei nell'affidabilità della Svizzera per quanto riguarda le forniture. In effetti, da quando sono state negate le riesportazioni di materiale bellico verso l'Ucraina, il resto del continente non percepisce più la Confederazione come un partner attendibile. In molti la stanno escludendo da progetti di acquisto e da catene di fornitura.
Potenziare ricerca
Un altro cardine della strategia è il potenziamento delle attività di ricerca, sviluppo e innovazione, ha rimarcato Pfister parlando alla stampa. "Entro il 2030, il 2% del budget dell'esercito dovrebbe essere destinato a questo scopo, mentre oggi tale percentuale è circa dell'1%", ha commentato l'ultimo arrivato fra i "sette saggi". Grazie all'aumento graduale degli investimenti in attività di ricerca, il potenziale tecnologico dovrà essere sfruttato per l'esercito e ulteriormente sviluppato. È previsto tra l'altro l'irrobustimento della collaborazione in questi settori con le università svizzere, le start-up e le piccole e medie imprese. Sollecitato da un giornalista su quanto ci sia del suo in questa strategia, data la sua recente entrata in funzione, Pfister ha dichiarato di averla guidata nella fase finale per "lealtà" dopo che chiaramente la decisione era stata adottata da Viola Amherd, della quale ha preso il posto ad aprile. "La possiamo definire una collaborazione tra noi due", ha diplomaticamente concluso la risposta l'ex consigliere di Stato del canton Zugo.