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“Rafforzare il coordinamento dei rapporti Svizzera-Cina”
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Keystone-ats
2 anni fa
Lo vuole il Consiglio nazionale, che ha accolto oggi una mozione in proposito. Contrario il Presidente della Confederazione Ignazio Cassis

La Svizzera deve rafforzare gli scambi e il coordinamento tra gli ambienti politici, economici e scientifici in relazione con la Cina. Il Consiglio nazionale ha accolto oggi per 92 voti a 73 (tre astenuti) una mozione della Commissione della politica estera degli Stati (CPE-S), già adottata dalla Camera dei Cantoni, secondo cui uno scambio informale non è sufficiente.

Utilizzare meglio le conoscenze acquisite
La Strategia del Consiglio federale relativa alla Cina sottolinea già l'importanza di avere una coerenza politica e raccomanda un'azione armonizzata tra i vari attori interessati. Un gruppo di lavoro interdipartimentale è stato creato quale strumento di coordinamento interno. Tuttavia, per i promotori della mozione occorre utilizzare meglio le conoscenze e le esperienze acquisite. Essi chiedono pertanto di istituzionalizzare gli scambi tra i vari attori della politica, includendo i Cantoni nonché gli attori dell'economia, della scienza e della società civile.

Le opinioni divergenti
"Conosciamo troppo poco dei cinesi e della loro mentalità", ha detto Sibel Arslan (Verdi/BS) a nome della maggioranza della commissione preparatoria del Nazionale. "Bisogna essere più cauti prima che tutto il mondo diventi nostro nemico", ha dal canto suo replicato, alludendo anche a quanto sta accadendo con la Russia, il portavoce della minoranza Roger Köppel (UDC/ZH). Per Köppel, la mozione non serve e si spinge troppo in là. "Le manie di grandezza sono dannose", ha dichiarato il deputato democentrista.

Il parere del governo
Contrario all'atto parlamentare, ma per motivi diversi, il presidente della Confederazione Ignazio Cassis. "Un'ulteriore istituzionalizzazione non ci farebbe raggiungere l'obiettivo, bensì porterebbe a ulteriori ostacoli", ha affermato invano al plenum il ministro degli esteri. Il Consiglio federale ritiene infatti che vi siano già scambi stretti tra gli attori esterni all'amministrazione federale sulla Cina. I diversi dipartimenti federali sono in contatto con le autorità cantonali, le città, il settore privato, le Ong, gli istituti di ricerca, le università e il Parlamento. Tali scambi si concentrano sulle sfide in materia di commercio e investimenti, sulla cooperazione con le province cinesi, la situazione dei diritti dell'uomo o ancora la cooperazione in materia di ricerca scientifica. Per il governo inserire dunque i vari dialoghi in un quadro formale sarebbe solo un peso dal punto di vista burocratico.

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