
Alcuni giorni fa i canali social del Parlamento hanno pubblicato una serie di immagini titolate “Progetto Botta affossato”, con schizzi e maquette di una massiccia estensione degli spazi di Palazzo federale ad opera dell’architetto ticinese.
Essendo il post avaro d’informazioni, abbiamo condotto una piccola e certamente incompleta ricerca, attingendo da quanto si trova online, invero ben poco.
Più spazio per i parlamentari
Nel 1991 nell’ambito della Riforma del Parlamento, emerge l’esigenza di ampliare gli spazi di Palazzo federale alle nuove esigenze dei membri dell’Assemblea e dei propri collaboratori. Così scriveva la commissione del Consiglio nazionale nel suo rapporto sulla Riforma del 1991: “Ogni parlamentare deve disporre a Palazzo federale di un proprio posto di lavoro, provvisto di moderni strumenti. Inoltre, gli organi del Parlamento abbisognano di più sale di riunione. Locali di lavoro devono essere approntati anche per i collaboratori dei servizi del Parlamento. A questo scopo, quattro uffici di architettura sono stati incaricati di indicare, in uno studio di fattibilità, le possibilità di costruire un'aggiunta al Palazzo del Parlamento o di trasformare le ali di Palazzo federale”.
Il progetto Botta
Fra i quattro studi di architettura a cui era stato assegnato il compito di elaborare uno studio di fattibilità, c’era anche quello di Mario Botta che propose di prolungare la terrazza di Palazzo federale a sud, sulla collina che porta verso il fiume Aar. La nuova struttura, composta da 7 edifici a colonna per un’altezza massima di 40 metri era così descritta: “Il progetto interpreta la particolare collocazione dell'argine del Aar, come base naturale dell'insieme urbano medievale e come limite tra il tessuto urbano fermato dalla dominante dell'esistente parlamento federale e il paesaggio naturale del Aar. Il nuovo edificio con gli uffici per i parlamentari e i locali amministrativi è disegnato ad immagine delle strutture portanti con pilastri di rinforzo, a forma di plinto. Il collegamento tra il nuovo edificio e le stanze dei parlamentari nel vecchio edificio è assicurato spazialmente da una sala centrale con illuminazione dall'alto che permette di vedere il Parlamento federale”.

Dubbi dentro e fuori Palazzo
La decisione di assegnare gli studi di fattibilità per mandato diretto, dunque senza concorso pubblico, non piacque alle associazioni di categoria. Oltre a ciò, già prima di conoscere i contenuti del rapporto che la commissione avrebbe redatto sui quattro progetti, il Consiglio federale si mostrava piuttosto tiepido alla possibilità di ampliare Palazzo federale. Nelle sue osservazioni alla Riforma del Parlamento il Governo portava all’attenzione dei parlamentari i limiti concreti dell’operazione: “La soluzione che prevede una nuova costruzione è estremamente delicata dal punto di vista urbanistico e implica una lunga e complessa procedura (compresa la votazione popolare nella città di Berna) per l'ottenimento del permesso di costruzione. Ne risulta, ammesso che essa sia realizzabile, che tale variante richiederà un periodo di realizzazione assai lungo e ingenti spese”.
Malgrado queste reticenze la commissione parlamentare proseguì il suo lavoro e dopo aver preso conoscenza dei dettagli dei quattro progetti dai rispettivi autori, a porte chiuse decise di proseguire con l’affinamento dell’idea di Mario Botta. Il nuovo edificio rispecchiava in pieno il peculiare stile dell’architetto ticinese ed è difficile non notare similitudini fra i bastioni bernesi proposti per l’ampliamento di Palazzo federale e il Casinò di Campione d’Italia, realizzato 15 anni dopo. Al di là del gusto soggettivo, si deve riconoscere la firma e la coerenza stilistica dell’architetto di Genestrerio.
Progetto affossato
Quel che successe dopo è poco documentato. Viene fatto riferimento al grande clamore suscitato dal possibile intervento, nonché alle preoccupazioni legate alla protezione dei monumenti e all’urbanistica. Se queste voci furono ascoltate non è dato sapere, ma il risultato fu quello auspicato dai detrattori dell’ampliamento di palazzo. A causa della cattiva situazione finanziaria in cui versavano i conti pubblici, nel marzo del 1993 il Parlamento affossò il progetto stralciando la relativa iniziativa parlamentare proprio per ragioni finanziarie e di pianificazione del territorio.