Svizzera
Produttori vodesi non possono vendere vino “di Champagne”
Foto Shuttestock
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Keystone-ats
3 anni fa
La Corte costituzionale vodese ha respinto la formulazione “Commune de Champagne” quale denominazione di origine controllata (AOC) sostenendo che essa è contraria agli accordi bilaterali tra la Svizzera e l’Ue

I produttori di vino del comune di Champagne, nel canton Vaud, hanno subito un altro rovescio in sede giudiziaria: la Corte costituzionale vodese ha respinto la formulazione “Commune de Champagne” quale denominazione di origine controllata (AOC) sostenendo che essa è contraria agli accordi bilaterali tra la Svizzera e l’Ue. Il vino bianco prodotto nella località non può quindi essere venduto come “Vin de Champagne”, ha dichiarato oggi a Keystone-ATS, Albert Banderet, ex prefetto e sindaco del villaggio, confermando una notizia pubblicata dai media locali.

I giudici danno ragione ai vignaioli della Champagne francese
La giustizia vodese ha dato ragione ai vignaioli della Champagne francese, che producono il famoso vino con le bollicine, che da decenni si battono affinché nessun altro vino al mondo possa menzionare la dicitura “Champagne” sulle etichette dei propri prodotti. I giudici hanno quindi dato ragione ai ricorrenti, sconfessando invece il Consiglio di stato vodese che aveva inoltrato la proposta di questa nuova AOC. Il governo locale ha ancora la possibilità di ricorrere al Tribunale federale.

Gli antecedenti
Nel 2004, con l’entrata in vigore degli accordi bilaterali, il vino di Champagne era stato costretto a cambiare nome e l’etichetta del suo vino (ora “Libre-Champ”). Durante i negoziati sfociati negli accordi bilaterali, la Francia aveva ottenuto l’esclusività della denominazione “Champagne”, il cui impiego è vietato in Svizzera dal 1. giugno 2004. La Cantina dei viticoltori di Bonvillars, che commercializza il vino del villaggio di Champagne, si era dovuta piegare al divieto.

L’anno seguente, a finire nel mirino dei vicini francesi , era stata la panetteria “Cornu SA”, con sede a Champagne, accusata dal Comitato interprofessionale del vino di Champagne (Francia) di utilizzare la denominazione del proprio paese in modo improprio per le sue flûtes. I difensori del prestigioso spumante ritenevano che la denominazione “Ricetta di Champagne” avesse l’effetto di snaturare la conosciutissima marca protetta in tutta Europa. Nel 2008, però, la panetteria - poco dopo essere stata condannata dalla giustizia di Parigi per aver usurpato il nome dei noti vini utilizzandolo sull’imballaggio di grissini venduti in Francia - aveva ottenuto la registrazione a Berna del marchio “De Champagne Suisse”. L’Istituto federale della proprietà intellettuale (IPI) riteneva che il marchio rispettasse il diritto elvetico, gli accordi bilaterali tra Svizzera e Unione europea (Ue) nonché il trattato franco-svizzero sulla protezione delle indicazioni d’origine. Per l’IPI i prodotti di panetteria non possono essere comparati con quelli alcolici.

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