
Come vede la popolazione svizzera la situazione delle persone con handicap? Sostiene l’esigenza di pari opportunità, autodeterminazione, inclusione e accesso a edifici, mezzi di trasporto e prestazioni? Per scoprirlo, Pro Infirmis ha fatto svolgere un sondaggio rappresentativo in tutto il paese.
Il primo «monitoraggio società e handicap» è stato svolto per iscritto (online e su carta) dal 21 gennaio all’8 aprile 2016 in italiano, tedesco e francese su un campione casuale rappresentativo della popolazione residente in Svizzera con più di 15 anni. Sono state interpellate 3'232 persone.
Lo studio è stato svolto su incarico di Pro Infirmis dal FORS, il centro di competenza svizzero per le scienze sociali di Losanna, e ha beneficiato del sostegno finanziario dell’Ufficio federale per le pari opportunità delle persone con disabilità UFPD. Il sondaggio verrà ripetuto ogni cinque anni.
Grazie ai risultati pubblicati oggi è possibile constatare come la popolazione appoggi molte rivendicazioni delle persone in situazione di handicap, ma anche come ci sia ancora molto da migliorare.
Il 55 percento degli interpellati ritiene che in Svizzera le esigenze delle persone con handicap non siano abbastanza considerate, quasi la metà ritiene inoltre che la discriminazione colpisca anche persone con handicap mentali o disturbi psichici.
Urge migliorare l’accessibilitàIn linea di principio, la popolazione considera positive le misure a favore delle persone con handicap. Circa la metà degli interpellati trova che occorra fare di più per assicurare l’accessibilità di strutture private (ristoranti, negozi, banche e studi medici) e più della metà vorrebbe che venissero spesi più soldi per garantire l’accessibilità dei mezzi di trasporto pubblici e di strutture pubbliche, come uffici amministrativi, autorità o scuole.
Interruzione di gravidanza in caso di prevedibile handicapIl 69 percento degli intervistati ritiene giustificata un'interruzione di gravidanza in caso di un prevedibile handicap per il nascituro. La decisione è giustificata principalmente "per evitare sofferenze al bambino" e per gli alti costi che la famiglia si troverebbe a sostenere.
Autodeterminazione sì, ma…La popolazione è in linea generale a favore del diritto all’autodeterminazione: otto interrogati su dieci pensano che le persone in situazione di handicap debbano poter essere libere di scegliere se vivere da sole, in un alloggio assistito o in un istituto. Anche nella scelta della formazione da seguire, del posto di lavoro da accettare o se fondare una famiglia la grande maggioranza degli interrogati è favorevole all’autodeterminazione. Ma questo vale solo per le persone con handicap fisico, visivo o uditivo. Se la persona ha un disturbo psichico o un handicap mentale, insorgono molti più dubbi, una tendenza che ritroviamo in tutti gli altri risultati. I disturbi psichici o gli handicap mentali infondono maggiori timori, come dimostra il fatto che gli interpellati si sentono meno a loro agio vicino a una persona con questi tipi di handicap e si ritengono meno informati al riguardo.
Opinioni contraddittorie sulla scuola inclusivaUn obiettivo importante per Pro Infirmis è la scolarizzazione inclusiva di bambini con e senza handicap. Per raggiungerlo, andrebbero adeguate le condizioni quadro e aumentate le risorse personali delle scuole. Dallo studio emergono tuttavia risultati contraddittori su questo argomento. La maggior parte degli interpellati è dell’avviso che i bambini con handicap favoriscano il comportamento sociale dei compagni di classe, ma allo stesso tempo è opinione diffusa che i bambini con un handicap mentale o disturbi comportamentali richiedano troppe attenzioni all’insegnante e influiscano negativamente sulla prestazione della classe. Oltre il 70 per cento degli interrogati crede che i bambini con handicap mentale siano seguiti meglio in una scuola speciale.
Il lavoro è l’aspetto più importanteAgli occhi degli interpellati, l’inclusione nel mondo del lavoro è la misura più importante per migliorare la situazione delle persone con handicap. Essi si aspettano che soprattutto le amministrazioni pubbliche e le grandi imprese assumano un numero maggiore di persone disabili. A un sistema che punisce le imprese che non rispondono a questo appello, la maggioranza ne preferisce però uno che premi chi si comporta in modo virtuoso.
Dallo studio nel suo complesso emerge l’effetto positivo dei contatti personali. Chi ha persone con handicap nella propria cerchia di conoscenze ha meno timori e reagisce in modo più positivo a molte domande.
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