
La Svizzera dispone di una strategia esaustiva per la protezione contro i pericoli naturali, ai quali è particolarmente esposta in quanto Paese alpino densamente popolato. Per limitare i rischi dovuti ai pericoli naturali anche in futuro, nel 2016 è stato definito un piano d’azione le cui misure dovranno essere attuate entro il 2040. Il 19 novembre 2025 il Consiglio federale ha preso atto del rapporto sullo stato dell’applicazione di tali misure.
"La Svizzera è fortemente esposta"
La rapida espansione degli insediamenti e delle infrastrutture, i cambiamenti climatici e la conseguente maggiore frequenza di eventi meteorologici estremi accrescono ulteriormente il rischio di danni a persone e beni. È quanto emerge da un rapporto, approvato oggi dal Consiglio federale, nel quale si precisa che la Svizzera - in quanto Paese alpino - è fortemente esposta ai pericoli naturali, come dimostrano le recenti tragedie avvenute in Mesolcina e in Vallemaggia, nonché la frana che ha colpito il villaggio di Blatten (VS). Dal documento risulta che la Confederazione dispone di una strategia esaustiva per la protezione contro tali pericoli. Tuttavia, per limitare i rischi anche in futuro, le misure definite nel piano d'azione risalente al 2016 dovranno essere attuate entro il 2040, si legge in una nota governativa odierna. Per garantire una protezione efficace, Confederazione, Cantoni, Comuni e altri partner collaborano già oggi nell'ambito della gestione integrale dei rischi (GIR). Questo approccio considera i pericoli naturali in modo globale e mira a contenere l'aumento dei rischi tramite un'adeguata combinazione di misure, ad esempio nell'ambito della pianificazione del territorio, delle emergenze o mediante boschi e opere di protezione.
Piano d'azione di ampia portata
Come detto, nel 2016, l'Ufficio federale dell'ambiente (UFAM) ha elaborato un rapporto sulla gestione dei pericoli naturali, corredato da un piano d'azione composto di 67 misure. Lo stato di applicazione di questi provvedimenti è ora oggetto del secondo rapporto, la terza valutazione è invece prevista per il 2030. Stando al rapporto pubblicato oggi, l'applicazione è a buon punto: 29 misure sono già state completate e molte altre risultano parzialmente realizzate. I campi d'azione "Dati di base dei pericoli e dei rischi", "Preparazione", e "Gestione dell'evento e rigenerazione" mostrano uno stato di applicazione particolarmente avanzato, viene precisato.
Non solo pericoli, ma anche potenziali danni
Dal 2023 la Svizzera dispone inoltre di un modello del rischio sismico che consente di stimare non solo i possibili pericoli, ma anche i potenziali danni. A seguito della revisione della legge federale sulla sistemazione dei corsi d'acqua e della legge forestale, dal 2025 i Cantoni sono obbligati a integrare entro il 2031 la propria documentazione di base sui pericoli naturali con panoramiche dei rischi e pianificazioni globali strategiche nel settore della protezione contro tali pericoli. Un ulteriore esempio di misura innovativa è l'introduzione del concetto di "città spugna" che prevede di trattenere l'acqua piovana negli spazi urbani invece di convogliarla rapidamente nei sistemi di drenaggio, così da mitigare gli effetti delle precipitazioni intense.
Mesolcina, Vallemaggia e Blatten
Le misure in corso vengono monitorate costantemente e, se necessario, completate in seguito a eventi naturali quali il maltempo del 2024 in Mesolcina e Vallemaggia e la frana che ha colpito il Comune altovallesano di Blatten nel 2025. Stando al rapporto, i pericoli naturali fanno parte da sempre della realtà svizzera, ma diventano un rischio quando minacciano persone, insediamenti e infrastrutture, come sempre più spesso è capitato negli ultimi anni. L'obiettivo è quindi di completare tutti provvedimenti entro la fine del 2040, assicurando l'attuazione integrale della GIR in tutta la Svizzera, conclude la nota.
