Svizzera
Penuria energetica, “Lo Stato deve prepararsi”
Immagine Reguzzi
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Daniele Coroneo
3 anni fa
Dopo le dichiarazioni di ieri di Guy Parmelin, il settore dell’energia e l’industria reagiscono, puntando anche il dito contro l’abbandono del nucleare

Ieri il presidente della Confederazione Guy Parmelin ha lanciato l’allarme: nel 2025 la Svizzera potrebbe non avere sufficiente energia. Le industrie potrebbero essere chiamate a fare sacrifici, riducendo la produzione, e i trasporti pubblici che funzionano a elettricità, quali treni e tram, potrebbero dovere circolare a frequenza ridotta. Quanto è verosimile questo scenario? E come gli operatori del settore si stanno preparando a una crisi energetica? Ticinonews lo ha chiesto al direttore dell’Aet Roberto Pronini e al presidente dell’Usam Fabio Regazzi.

“Quel 30% è la quota del nucleare”
“Lo scenario dipinto da Parmelin – il peggiore che ci possiamo attendere – si basa su tre situazioni che potrebbero verificarsi nei prossimi anni, ovvero bacini vuoti, assenza di vento in Europa e centrali nucleari fuori servizio. Lo Stato ha però il dovere di considerare questi scenari e di prepararsi”, commenta Roberto Pronini. La Confederazione al momento si prepara informando le aziende del pericolo: “Quella di Parmelin è una campagna di informazione. Nei prossimi giorni sarà trasmessa una lettera a tutte le aziende svizzere, nella quale si invita a essere pronti a ridurre il consumo di energia fino al 30%. Guarda caso – osserva il direttore dell’Aet – questo dato corrisponde alla quota di energia fornita oggi dal nucleare”.

Nessun aiuto dall’Europa
Quello della sostituzione del nucleare è un nodo difficile da sciogliere. A rendere più complicata la situazione è il fallimento dell’accordo quadro: “L’Europa non ci aiuterà se dovesse arrivare un periodo particolarmente freddo, l’Ue terrà l’energia per sé”, profetizza Pronini.

Regazzi: “Ridiscutiamo l’uscita dal nucleare”
Fabio Regazzi, presidente dell’Usam, si dice “sorpreso” dall’annuncio del consigliere federale. “Siamo anche piuttosto preoccupati”. Regazzi lancia però una critica: “Credo che invece di lanciare appelli di questo tipo, che non aiutano a risolvere la situazione, il Consiglio federale dovrebbe elaborare degli scenari alternativi. Senza energia, il Paese si ferma”. Che fare dunque? “Io, per esempio, auspico che si rimetta in discussione il dossier sulla fine delle centrali nucleari”, suggerisce Regazzi. “È però importante mettersi subito al lavoro”. Anche perché le imprese non possono ridurre il loro consumo di energia così facilmente: “Diminuire il consumo di energia significa diminuire la produzione. Già oggi cerchiamo di risparmiare energia, ma non ci si può chiedere di pregiudicare la nostra attività”.

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