Svizzera
Penuria di gas: la Svizzera non sarà risparmiata
Immagine Shutterstock
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Keystone-ats
2 anni fa
Anche se meno toccata rispetto ai paesi confinanti la Confederazione non è immune dai rincari e razionamenti energetici. In vista dell’inverno, le fonti energetiche alternative non potranno sostituire l’eventuale perdita di forniture di gas russo

La Svizzera non sarà risparmiata dalla crisi europea del gas: sebbene meno toccata degli stati confinanti, è ben lontana dall'essere immune da aumenti di prezzo e razionamenti. Ad affermarlo sono gli economisti di Credit Suisse (CS) i quali, vista la situazione, correggono al ribasso le loro stime congiunturali.

Le conseguenze della penuria di gas
Se le forniture di gas dalla Russia dovessero essere completamente interrotte a partire dal corrente mese di agosto o se il prezzo dovesse salire permanentemente a 200 euro (195 franchi) per megawattora diventeranno probabili perdite sul fronte della produzione industriale. In un'analisi pubblicata oggi, gli esperti di Credit Suisse mettono dunque in guardia la società. Vi sarebbero inoltre effetti indiretti, attraverso le catene di approvvigionamento, sul settore chimico, su quello farmaceutico, nonché sul ramo delle macchine, elettrotecnico e metallurgico (MEM).

Una situazione simile a quella dell’Unione europea
La situazione in Svizzera è quindi simile a quella, problematica, nell'Unione europea (UE), in quanto la fornitura di gas russo non può essere sostituita nel breve periodo, si legge nel documento. Dopo tutto, il gas proveniente dal paese di Vladimir Putin soddisfa infatti quasi la metà della domanda elvetica di gas e fino a tre quarti del gas fluiscono attraverso la Germania.

In caso di stop completo delle forniture di gas russo, l’approvvigionamento alternativo non basterà
Come le altre nazioni anche la Confederazione sta cercando di diversificare l’approvvigionamento. “Per questo inverno e per il prossimo, tuttavia, non si prevedono volumi di approvvigionamento alternativi sufficienti a compensare la perdita completa delle forniture russe”, sostengono gli specialisti di Credit Suisse. Un’ulteriore riduzione significativa delle forniture, o addirittura la loro interruzione, pone quindi delle sfide anche alla Svizzera.

Conseguenze anche sull’industria elvetica dell’esportazione
L'analisi prosegue nel descrivere le varie misure già annunciate dal Consiglio federale per far fronte alla situazione e amplia poi lo sguardo all’insieme dell’economia. “Indipendentemente dagli ulteriori sviluppi del mercato del gas, l’industria elvetica dell’esportazione è probabilmente destinata a risentire nei prossimi mesi del peggioramento della congiuntura nell'Eurozona. Pertanto, riteniamo un rallentamento economico sempre più probabile, ma ci aspettiamo che una flessione possa essere evitata”.

Abbassamento delle stime del PIL
La previsione di Credit Suisse dell'andamento del prodotto interno lordo nel 2023 viene quindi sensibilmente rivista al ribasso: passa dal +1,6% al +1,0%. La stima per l'anno in corso rimane per contro invariata al +2,5%.

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