
Noi italofoni non siamo abituati a questi caratteri nella nostra lingua scritta, ma chi ha frequentato università e istituti Oltralpe li vede spuntare un po’ ovunque in testi e comunicazioni, anche ufficiali, sia in tedesco sia in francese. Stiamo parlando di punti, trattini e asterischi usati nella cosiddetta “scrittura inclusiva”, che prevede forme di espressione scritta che comprendano sia il maschile, sia il femminile, evitando di dare al primo la funzione di universale neutro. Si scriverà così, per esempio, “étudiant.e” e “ami.e” in francese e “Student*in” e “Freund*in” in tedesco.
Direttiva federale
Queste forme di scrittura vogliono evitare la predominanza del maschile nella lingua e sono molto presenti nella Svizzera tedesca e in Romandia. Il loro utilizzo, va da sé, è generalmente accompagnato da visioni e rivendicazioni sociopolitiche ben precise. Nel giugno dello scorso anno, la Cancelleria federale ha diramato una direttiva che vieta ai servizi dell’Amministrazione federale l’uso di questi simboli nei testi ufficiali. Se un membro delle Camere ricorre alla scrittura inclusiva in un atto parlamentare, la Cancelleria ne sopprime l’uso quando traduce il testo nelle altre lingue ufficiali.
“Include tutti”
Tuttavia, “Questo non è né al passo con i tempi né soddisfa il requisito della parità di trattamento linguistico di tutti i generi”, giudica la consigliera nazionale Céline Widmer (PS/ZH), che la scorsa settimana ha così presentato un postulato al Consiglio federale. Nel testo, la parlamentare zurighese e i cofirmatari chiedono ai sette saggi “quali misure possano essere adottate nell’Amministrazione federale per l’introduzione di una lingua trans-inclusiva”. Secondo Widmer, infatti, oltre a rivolgersi a loro, “L’uso dell’asterisco di genere rende visibile persone che non si lasciano classificare nell’ordine binario dei generi”, maschile e femminile. L’asterisco di genere, spiega la socialista zurighese, è utilizzato anche nelle università e dall’amministrazione cittadina di Berna.
Leggibilità e orientamento politico
Nella sua direttiva dello scorso anno, la Confederazione spiegava il divieto di ricorrere alla scrittura inclusiva e ai suoi caratteri evocando difficoltà di leggibilità dei testi. Inoltre, l’Amministrazione federale ritiene che l’uso di questo tipo di scrittura sia eccessivamente connotato politicamente. Da preferire allora in alternativa, secondo quanto riportato nella direttiva, l’uso esteso della forma maschile e di quella femminile.
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