Svizzera
Odio sui social, “si deve sapere quanto è comune in Svizzera”
Keystone-ats
2 anni fa
Lo chiede un postulato della consigliera nazionale Greta Gysin (Verdi/TI), che il Consiglio federale propone di accogliere

Sui social media trovano spazio contenuti e casi di incitamento all’odio penalmente rilevanti. È ora di sapere, con riferimento specifico alla Svizzera, quanto siano diffuse queste pratiche nel nostro Paese. Lo chiede un postulato della consigliera nazionale Greta Gysin (Verdi/TI), che il Consiglio federale propone di accogliere.

Potenzialmente rilevanti in materia di diritto penale
Troppo spesso sui social - ad esempio Facebook, Instagram, Twitter e Youtube - vengono postati contenuti che violano le condizioni d’uso e che sono potenzialmente rilevanti in materia di diritto penale. Tra questi figurano ad esempio le molestie sessuali, l’incitamento all’odio, la pornografia, le notizie false, nonché terrorismo ed estremismo. La deputata ticinese chiede che il Consiglio federale si faccia fornire dalle principali piattaforme le cifre sul numero di questi casi.

Effetti sulla comunicazione
Il governo, nella sua risposta, ha ricordato le azioni compiute in questo ambito negli ultimi mesi: già a novembre l’Esecutivo aveva preso atto di un rapporto in cui venivano illustrati gli effetti sulla comunicazione pubblica e gli approcci di governance da parte delle piattaforme di comunicazione. In seguito a ciò, il Consiglio federale aveva incaricato il Dipartimento dell’ambiente, dei trasporti, dell’energia e delle comunicazioni (DATEC) “di elaborare un documento di discussione - che sarà presentato alla fine di quest’anno - che analizzi se e come regolamentare le piattaforme di comunicazione”. Tale documento, spiega il governo, affronterà anche le preoccupazioni del postulato di Gysin.

Presentare un rapporto
Oltre a ciò, un postulato della Commissione della politica di sicurezza del Consiglio degli Stati - intitolato “Discorsi di odio. Ci sono lacune nella legislazione?” - ha incaricato il Consiglio federale di presentare entro la metà dell’anno prossimo un rapporto sulla necessità di regolamentazione (o di un intervento legislativo) in questo settore. Secondariamente, scrive l’Esecutivo, rileverà la portata e le forme dell’incitamento all’odio sulle piattaforme degli intermediari: pertanto la richiesta contenuta nel postulato della deputata ecologista ticinese verrà soddisfatta, dato che anche i social media menzionati da Gysin saranno invitati a documentare la portata e le forme di violazione delle loro condizioni d’uso in Svizzera.

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