
"Il velo islamico contraddice il principio di una società aperta". È questa una delle motivazioni elencate da Lorenzo Quadri, consigliere nazionale della Lega dei Ticinesi, nella mozione con la quale chiede al Consiglio federale "di elaborare un disegno di legge o un’ordinanza affinché nelle scuole pubbliche svizzere di ogni ordine sia vietato indossare il velo islamico, sia alle docenti che alle alunne".
"Sono messaggi a sostegno dell'Islam politico"
Il velo islamico, continua, "contraddice il principio di una società aperta". Lo scrive citando Saïda Keller-Messahli, vincitrice nel 2016 del Premio svizzero per i diritti umani, secondo la quale "tutti i tipi di dissimulazione della donna sono la bandiera dell’islam politico, che si tratti del foulard, del niqab o del burqa. Questo stendardo rende visibile nello spazio pubblico la progressione dell’islamismo (…) Si deve impedire ogni forma di dissimulazione della donna musulmana, perché essa non rappresenta una prescrizione religiosa, ma un imperativo politico degli islamisti (…) Tutti i tipi di velo promossi nell’islam sono inaccettabili perché propagano l’idea discriminatoria che il corpo della donna è indecente ed è una fonte di peccato per l’uomo". Anche per questo, secondo Quadri, "è evidente che la scuola pubblica non può permettersi di trasmettere, ai minorenni svizzeri, messaggi a sostegno dell’islam politico e della retrocessione della donna". A questo il consigliere nazionale aggiunge che "il divieto non deve portare a proibire anche i simboli religiosi della nostra tradizione giudaico-cristiana. In un paese cristiano, una catenina con la croce o una kippah non sono equivalenti ad un velo islamico. È legittimo che la tradizione e l’identità nazionale vengano privilegiate".