
L'impatto ambientale complessivo diretto e indiretto dei resi nel commercio online in Svizzera è modesto: circa 65 mila tonnellate di CO2, pari all'impronta ecologica annua di circa 5 mila persone (se si calcolano i fornitori esteri, gli effetti aumentano del 20% circa). Si tratta, secondo il Consiglio federale, di un influsso sull'ambiente limitato, che non richiede a suo avviso ulteriori misure statali poiché queste ultime non garantirebbe una riduzione significativa del fenomeno in generale.
Lo studio
Stando al rapporto, frutto di uno studio esterno, approvato oggi dal governo in risposta a un postulato, l'analisi dell'impatto dei resi sull'ambiente si concentra sul trasporto delle merci e sulla gestione dei resi (ad esempio rivendita, donazione, distruzione). Gli effetti ambientali legati al trasporto rappresentano circa il 25% dell'impatto complessivo, mentre quelli legati alla gestione dei resi il 75%. Il volume di traffico causato dai resi è modesto, a parere dell'esecutivo: la quota sul traffico totale è pari a circa lo 0,06% nel trasporto passeggeri e allo 0,2% nel trasporto merci. La maggior parte delle merci restituite viene rivenduta (83%). In base allo studio, circa il 3% viene distrutto, il che rappresenta il 23% dell'impatto ambientale complessivo della gestione dei resi.
Le misure analizzate
In base al documento approvato oggi dal Consiglio federale, le misure statali analizzate non possono garantire una riduzione significativa dell'impatto ambientale complessivo dei resi nel commercio online. Fra le misure considerate vi è l'obbligo di pagamento per i resi, un contributo anticipato per questi ultimi, un'estensione della tassa sul traffico pesante commisurata alle prestazioni al traffico di consegna, il divieto di distruggere le merci nuove nonché norme in materia di trasparenza. Va inoltre rilevato che, se tali provvedimenti dovessero portare a un riorientamento della domanda dal commercio online a quello stazionario, potrebbero esservi delle ripercussioni ambientali (oppure, a seconda dei casi, l'impatto ambientale potrebbe addirittura aumentare).
Gli strumenti esistenti della politica ambientale
Il Governo rammenta poi che bisogna anche considerare l'onere amministrativo sostenuto dalle aziende e la difficoltà di coinvolgere i fornitori esteri. Per tutti questi motivi, considerati i costi e i benefici, l'introduzione di nuove misure statali non sarebbe efficace secondo l'esecutivo. Si dovrebbero invece applicare in modo sistematico gli strumenti esistenti della politica ambientale e climatica, tra cui i nuovi strumenti derivanti dall'iniziativa parlamentare "Rafforzare l'economia circolare svizzera", ad esempio la gerarchia per la valorizzazione dei rifiuti prevista dalla legge o la creazione di condizioni quadro ottimali per il contributo di riciclaggio anticipato dei prodotti tessili previsto dal settore in questione.