Svizzera
Miti fondatori senza fondamento, né Grütli né Patto?
Redazione
17 anni fa

La Confederazione non nacque il 1.Agosto 1291, e la Svizzera primitiva non ne fu la culla. Se da tempo si sa che l'origine della Svizzera non è opera di Guglielmo Tell, lo storico zurighese Roger Sablonier smonta ora altri miti fondatori.E' risaputo da lungo che il leggendario Guglielmo Tell, è e resta un "autentico" mito, ancorato nella tradizione e nelle credenze, ma mai esistito. Grazie a recenti ricerche, nuove tecnologie e agli studi dello zurighese Sablonier, molte altre colonne portanti della storia e dell'identità confederate, finora considerate essenziali, potrebbero crollare.L'alleanza tra Uri, Svitto ed Unterwaldo (i primitivi Waldstätten), cementata nel Patto federale, non costituirebbe una congiura per sottrarsi alle ingiustizie dei tiranni asburgici e dei suoi balivi, ma probabilmente un accordo tra nobili locali, per "confermare l'ordine signorile ed assicurare la pace interna" nella regione.Potrebbe addirittura esserci un malinteso a proposito di Unterwaldo: Roger Sablonier suppone infatti che il terzo alleato fosse la valle urana di Urseren, che occupava una posizione strategica nei transiti nord-sud, e non l'area che oggi corrisponde ai cantoni di Nidwaldo e Obwaldo.All'epoca, verso la fine del XIII secolo, gli Asburgo non erano particolarmente interessati al territorio elvetico e non erano ancora considerati come nemici dei Waldstätten. Lo diventeranno invece più di cento anni dopo.Al momento in cui si fa risalire la nascita della Svizzera, scaturita da una presunta ribellione contro i lontani "despoti", secondo Sablonier i signori locali non erano in lotta contro la famiglia imperiale, quanto piuttosto contro altre potenze emergenti: i monasteri, i Longobardi, e le città di Zurigo e Berna - divenute in seguito figure centrali nelle allenze confederali.Lo stesso Patto federale, così come conservato a Svitto, non sarebbe stato scritto nel 1291 bensì all'inizio del XIV secolo, forse nel 1309, quando Enrico VII di Lussemburgo, imperatore germanico, riunì i Waldstätten in un unico baliaggio.Non 717 quindi, ma 699 le candeline da spegnere per il compleanno del Paese. Lo storico si è basato su una recente analisi al carbonio 14 (sofisticata tecnica per la datazione di reperti), per elaborare questa sua tesi "rivoluzionaria".Fino al 18esimo secolo, il Patto federale era a malapena conosciuto e, come spiega Sablonier, fu solo nel 1891 - data ritenuta come 600esimo anniversario - che si cominciò a commemorarlo e trasformarlo in simbolo nazionale, in un periodo in cui in tutt'Europa si accentuavano le origini e il passato leggendario delle nazioni.Nonostante l'analisi critica della storia svizzera e le tesi sconvolgenti, il ricercatore è convinto che non si debba rinunciare ai miti. Oggi come nell'età della fondazione degli Stati, "bisogna continuare a celebrare la Festa nazionale, inventata nel 1891. Uno Stato non può ridursi alle sue leggi e al suo ordine giuridico. Oltre alle istituzioni servono rappresentazioni comuni".Secondo lo storico, alcuni miti sarebbero dunque da mantenere, seppur considerandoli in quanto tali: "Tutti sanno che Guglielmo Tell è una leggenda. Come simbolo del coraggio civile, della dignità dell'individuo e per la sua aspirazione alla libertà, ha pienamente diritto ad un posto di rilievo nella nostra storia". Altri "padri fondatori" meriterebbero quasi di essere celebrati: le vere origini della Svizzera risalgono alla Repubblica Elvetica (1798-1803), pertanto "avremmo potuto fare di Napoleone un eroe nazionale".NOTA: Roger Sablonier, "Gründungszeit ohne Eidgenossen. Politik und Gesellschaft in der Innerschweiz um 1300", Verlag hier + jetzt).ATS

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