
Delusa dalle recenti dichiarazioni del consigliere federale Ignazio Cassis sul conflitto in Medio Oriente, che hanno provocato reazioni anche tra i parlamentari sia di destra che di sinistra, Medici senza frontiere (MSF) lo invita a discutere con la stessa ong della situazione nella Striscia di Gaza. "Siamo legittimati" a parlarne dato che "siamo sul posto, riceviamo pazienti" e vogliamo "raccontargli quello che vediamo sul posto" e le difficoltà dell'assistenza umanitaria, ha affermato la presidente di MSF Svizzera, Micaela Serafini, nel corso di un'azione di protesta organizzata oggi a Ginevra davanti alla sede dell'Onu.
1200 collaboratori a Gaza
MSF ha 1200 collaboratori sul posto, di cui diverse decine internazionali e fino a poco tempo fa anche due svizzeri. Queste persone sono "frustrate" e anche loro risentono delle restrizioni, mangiano solo una volta al giorno pur continuando il loro impegno umanitario. Le scorte di farmaci si riducono di giorno in giorno.
Cassis bersaglio di critiche
L'altro ieri Cassis si è espresso sulle emittenti della SSR sollevando un polverone di critiche, sia a livello politico che tra gli operatori attivi sul terreno. Il ministro degli esteri ha tra le altre cose spiegato perché la Svizzera non ha firmato la lettera sottoscritta da 22 Paesi europei che chiedevano che gli aiuti fossero gestiti dalle Nazioni Unite e dalle ong attive in ambito umanitario. A suo avviso, la missiva è un "processo alle intenzioni contro una fondazione di cui non sapevamo nulla", ha detto, riferendosi alla Gaza Humanitarian Foundation (GHF). Quest'ultima è un'organizzazione finanziata in modo opaco che sta dietro alle distribuzioni di aiuti degli ultimi giorni nella Striscia. È sostenuta dagli Stati Uniti e da Israele.