Svizzera
Legge sull'identità elettronica, il comitato referendario: "Apre la strada ad abusi"
©Chiara Zocchetti
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Ats
un giorno fa
Secondo i contrari, questa norma è un trampolino di lancio per l'economia della sorveglianza. Le aziende potrebbero richiedere ai propri clienti un documento d'identità elettronico, entrando in questo modo in possesso di dati personali verificati dallo Stato.

La legge sull'identità elettronica (Legge sull'Id-e, LIdE) pone le basi per l'utilizzo commerciale dei dati dei passaporti svizzeri da parte delle grandi aziende tecnologiche e non protegge abbastanza le informazioni personali riguardanti i cittadini. Ne è convinto il comitato referendario, che invita a respingere questo progetto di legge in votazione il prossimo 28 settembre. Questa norma è un trampolino di lancio per l'economia della sorveglianza, stando a una nota odierna del comitato. Le aziende potrebbero richiedere ai propri clienti un documento d'identità elettronico, entrando in questo modo in possesso di dati personali verificati dallo Stato. La raccolta delle sottoscrizioni - 55'344 sono risultate valide - contro la nuova normativa, sostenuta da buona parte del Parlamento, è stata promossa su tre fronti dalle associazioni e dai movimenti Amici della Costituzione, Aufrecht (traducibile con ritto, onesto), Mass Voll (letteralmente, la misura è colma) e Verfassungsbündnis Schweiz (alleanza costituzione Svizzera), nonché dal Partito pirata (poi spaccatosi in occasione dell'inoltro delle firme alla Cancelleria federale), Unione democratica federale (UDF) e Giovani UDC. 

"No a un'economia della sorveglianza"

Stando al comitato referendario, la legge sulla quale voteremo è un trampolino di lancio per l'economia della sorveglianza. Le aziende potrebbero richiedere ai propri clienti un documento d'identità elettronico, entrando in questo modo in possesso di dati personali verificati dallo Stato. Per i promotori della consultazione popolare, anche la democrazia è a rischio, giacché la nuova legge consentirebbe la creazione di profili e la pubblicità mirata. La polarizzazione causata dagli algoritmi sulle piattaforme delle reti sociali distorce il dibattito democratico. Inoltre, il testo in votazione non contiene alcuna garanzia che l'identità elettronica rimarrà facoltativa.

"Pericolo per la libertà"

Il presidente dei Giovani UDC, Nils Fiechter, pensa che votare nuovamente su un progetto, pochi anni dopo una prima bocciatura da parte del popolo, non sia rispettoso della democrazia. A suo avviso, la LIdE rappresenta un grave pericolo per la libertà dei cittadini. Per Jonas Sulzer, membro di Integrità digitale svizzera, vivere senza Internet dovrebbe essere un diritto fondamentale. "Solo se questo diritto viene rispettato si può garantire che la digitalizzazione non comporterà una maggiore discriminazione". Tuttavia, la legge sulla quale voteremo non ci garantisce che i servizi del mondo analogico saranno mantenuti e che il loro accesso non sarà reso più difficile, ha spiegato.

"Più controllo statale e meno libertà"

Monica Amgwerd, segretaria generale di Integrità digitale Svizzera, ha insistito sul fatto che le informazioni personali, verificate dallo Stato, sono estremamente preziose nel commercio dei dati. Se la legge venisse approvata, questi dati rischierebbero di finire sui server delle aziende. Amgwerd teme inoltre che l'identità digitale possa aprire la porta all'introduzione di un sistema di "credito sociale" (sul modello cinese). In tali sistemi, le persone sarebbero sorvegliate, valutate con un sistema a punti e quindi incoraggiate ad adottare il comportamento desiderato dal governo. La legge non prevede l'esclusione di tali utilizzi della tecnologia. Per Roland Bülmann, degli Amici della Costituzione, l'identità digitale "è un progetto dell'amministrazione per l'amministrazione e non risponde alle esigenze della popolazione". "A volte - ha spiegato - trovo inquietante vedere tutto ciò che il mio telefono sa di me. Lascio a voi immaginare cosa succederebbe se associassimo tutto questo a un passaporto elettronico". Preoccupazioni condivise anche da Samuel Kullmann dell'UDF, secondo cui la legge in votazione porterebbe a un mondo con più controllo statale e meno libertà.

Primo tentativo fallito

Un primo tentativo di introdurre l'identità elettronica è fallito alle urne nel 2021. All'epoca, il fatto che fossero le aziende private a dover rilasciare tale identità aveva suscitato critiche. A giugno, il nuovo disegno di legge ha ricevuto il sostegno di un'ampia alleanza parlamentare che va dall'UDC al Partito socialista. A suo parere, il progetto poggia su una infrastruttura sicura, gestita dallo Stato e all'avanguardia. Gli utenti di Internet avranno il controllo completo dei propri dati. Questi saranno memorizzati in modo decentralizzato e sicuro sul loro cellulare e non centralizzati in un database governativo. L'alleanza ha assicurato inoltre che saranno condivise solo le informazioni assolutamente necessarie. Inoltre, l'uso dell'identità elettronica sarà gratuito e facoltativo: le carte d'identità o i passaporti conserveranno il loro valore.