Svizzera
“Le sanzioni compatibili con la neutralità”
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Keystone-ats
2 anni fa
La consigliera federale Viola Amherd si dice favorevole ad aumentare il budget per l’esercito, come richiesto da UDC e PLR, ma sul lungo termine, mentre esclude l’adesione della Svizzera alla NATO: “Non è un’opzione”

L’invasione russa in Ucraina potrebbe essere solo l’inizio di un conflitto su larga scala e l’Esercito svizzero deve farsi trovare pronto. È quanto ha spiegato la consigliera federale Viola Amherd in un’intervista alla SonntagsZeitung, nella quale si è detta favorevole ad aumentare il budget delle forze armate di due miliardi di franchi. Dalle colonne dei domenicali svizzerotedeschi spunta inoltre l’idea di abbandonare definitivamente la neutralità per aderire alla NATO, ma per la “ministra” della difesa questo passo “non è un’opzione”.

Proteggere la popolazione svizzera

“La Svizzera deve potersi proteggere”, ha indicato la titolare del Dipartimento federale della difesa, protezione della popolazione e dello sport (DDPS). “La promozione della pace internazionale - ha aggiunto - è naturalmente un compito importante delle forze armate, ma ora dobbiamo anche parlare di come possiamo tutelare la nostra gente in Svizzera dai pericoli di una guerra”.

Aumentare fondi dell’esercito un’opzione a lungo termine

UDC e PLR chiedono di aumentare il budget destinato all’esercito da 5 a 7 miliardi di franchi. Per Amherd tale aumento di fondi - pari al 40% - è “un’opzione”, anche se ciò dovrebbe avvenire sul lungo termine. “Non serve a molto aumentare il bilancio così tanto da un giorno all’altro”, ha detto, spiegando che la Confederazione deve rinnovare le forze aeree, proteggersi dai ciberattacchi ed equipaggiare maggiormente le forze di terra.

Minacce aeree

In caso di conflitto su larga scala - che potrebbe verificarsi se venissero coinvolti direttamente i Paesi della NATO, ad esempio la Polonia - le nazioni limitrofe sarebbero automaticamente coinvolte e ciò porterebbe la guerra molto vicino a noi, ha detto Amherd alla SonntagsZeitung. Questo avrebbe anche effetti indiretti per la Svizzera, ad esempio attacchi informatici oppure minacce legate allo spazio aereo. “I nostri jet da combattimento devono essere equipaggiati per una situazione difensiva. Anche se la probabilità di un attacco al nostro paese è piccola, ciò che conta in un’analisi dei rischi non è solo la probabilità che un incidente si verifichi, ma anche il suo potenziale di danno”, ha sottolineato la vallesana, aggiungendo che il danno in caso di attacco sarebbe enorme.

Ritirare l’iniziativa contro l’acquisto degli F-35

La consigliera federale ha poi ribadito il suo invito a ritirare l’iniziativa che vuole impedire l’acquisto degli aerei da combattimento F-35: “Preferirei che non ci volesse una guerra per convincere la popolazione che bisogna investire nel rinnovamento dell’esercito. Per molto tempo, nessuno era interessato alle nostre valutazioni delle minacce, ma ora ora si scopre che avevamo ragione. La sicurezza non è né evidente né gratuita”, ha tenuto a precisare Amherd.

Adesione alla NATO “non è un’opzione”

Vari domenicali, fra cui la NZZ am Sonntag e la stessa SonntagsZeitung, nelle loro edizioni odierne ventilano l’idea di un’adesione alla NATO. Interrogata sul tema, la titolare del DDPS ha detto chiaramente che ciò “non è un’opzione”. “Saremmo in un’alleanza e dovremmo così rinunciare alla nostra neutralità. Non credo che questo accada”, ha sottolineato la consigliera federale, che ha poi aggiunto: “Come paese sovrano e neutrale, dobbiamo innanzitutto essere in grado di proteggere noi stessi. Non possiamo semplicemente affidarci ad altri”. Inoltre, in caso di adesione, “dovremmo investire, come tutti i Paesi NATO, il 2% del PIL nella difesa nazionale”.

Avere sistemi militari compatibili con i paesi vicini

Ad ogni modo, se la Svizzera fosse realmente attaccata, abbandonerebbe la sua neutralità. “Poi potremmo cooperare con i paesi vicini, per esempio. Per questo è importante che i nostri sistemi militari siano compatibili con i paesi vicini e che facciamo esercitazioni congiunte”, ha spiegato Amherd, ricordando che la Svizzera già attualmente collabora con la NATO.

Sanzioni e neutralità

La SonntagsZeitung ha poi chiesto alla “ministra” della difesa se la decisione del Consiglio federale di allinearsi completamente alle sanzioni dell’Ue non abbia già messo in dubbio la neutralità della Svizzera. Amherd è però stata chiara: “Il Consiglio federale ha considerato attentamente la questione. La neutralità, tuttavia, non significa che non si possa avere un’opinione. Piuttosto, significa che sosteniamo i valori del diritto internazionale e ci impegniamo a rispettarli, soprattutto quando si verificano violazioni così gravi come sta avvenendo in Ucraina. Le sanzioni che abbiamo adottato - ha concluso la vallesana - sono compatibili con la neutralità”.

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