Svizzera
Le PMI svizzere freno le esportazioni a causa delle incertezze
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Keystone-ats
2 giorni fa
Stando a un comunicato diramato oggi, il barometro delle esportazioni, misurato da Switzerland Global Enterprise nell'ambito di un'indagine semestrale condotta tra le PMI elvetiche attive a livello internazionale, è sceso per la seconda volta consecutiva.

Le piccole e media imprese (PMI) svizzere hanno registrato un calo delle esportazioni nel primo semestre del 2025. Questa situazione è dovuta alla forte incertezza attuale, alimentata principalmente dalla politica doganale americana e dalla forza del franco. Stando a un comunicato diramato oggi, il barometro delle esportazioni, misurato da Switzerland Global Enterprise nell'ambito di un'indagine semestrale condotta tra le PMI elvetiche attive a livello internazionale, è sceso per la seconda volta consecutiva. Dal suo picco all'inizio del 2022, ha perso 24,2 punti e si attesta ora a 52,3, appena sopra la soglia di crescita di 50 punti. La politica doganale statunitense è diventata la principale fonte di preoccupazione per il 61% delle PMI svizzere intervistate. La reazione più frequente alle nuove tariffe decise dall'amministrazione Trump è l'aumento dei prezzi (26%).

Mercati alternativi

Quasi un quarto delle aziende (23%) desidera poi incrementare le vendite su mercati alternativi, il 21% riduce i margini e il 17% adatta le proprie catene di approvvigionamento. Inoltre, il 7% delle PMI ha già rafforzato la propria presenza negli Stati Uniti per evitare il più possibile i dazi e l'11% sta valutando una misura simile. Sebbene gli ultimi sei mesi siano stati ampiamente al di sotto delle aspettative, per il secondo semestre è prevista un'evoluzione leggermente positiva. Circa il 37% delle PMI prevede infatti una crescita delle esportazioni, il 39% una stagnazione e il 24% un calo. In questo contesto, le imprese puntano su destinazioni affidabili e rinunciano in gran parte alla conquista di nuovi mercati. Ci si concentrerà dunque su Paesi come Germania, Francia, Stati Uniti, Italia e Austria. Attenzione anche all'India, in forte crescita grazie all'accordo di libero scambio negoziato.