Svizzera
Le ammissioni al Servizio civile "vanno rese più difficili"
© Ufficio federale del servizio civile CIVI
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Ats
4 giorni fa
La Commissione della politica di sicurezza del Consiglio degli Stati (CPS-S) si dice favorevole alla riforma che vuole rendere più difficile l'accesso al servizio civile. "Così il servizio civile tornerà ad adempiere il suo scopo originario". Civiva: "Pronti a lanciare un referendum".

Frenare le domande d'ammissione al servizio civile per motivi estranei al suo scopo, ossia i conflitti di coscienza, al fine di garantire un numero sufficiente di soldati. È quanto si propone la riforma, già approvata dal Consiglio nazionale, della legge sul servizio civile che la Commissione della politica di sicurezza del Consiglio degli Stati (CPS-S) raccomanda - 9 voti a 2 - al plenum di approvare nel corso della sessione autunnale. I Giovani verdi hanno già lanciato il referendum. Per la maggioranza della CPS-S, le misure incluse nel disegno di legge contribuiranno a far sì che il servizio civile torni ad adempiere il suo scopo originario, ossia offrire una soluzione di carattere speciale basata sulla Costituzione per persone che si trovano in una situazione particolare. I provvedimenti dovrebbero inoltre contribuire a garantire un apporto duraturo di effettivi all'esercito e alla protezione civile.

Il fronte contrario

La minoranza crede invece che la modifica proposta non sia equilibrata e che non sarà in grado di rispondere a uno degli obiettivi principali della revisione, ossia l'apporto duraturo di effettivi all'armata. Anzi, la revisione a suo avviso farà crescere il numero di coloro che preferiranno sottrarsi ai loro obblighi militari attraverso la cosiddetta "via blu" (partenze dall'esercito per motivi medici). È inoltre del parere che il progetto non consideri l'importanza del servizio civile per l'economia pubblica e per i settori sociali e della sanità.

Cosa prevede la revisione

Nel giugno scorso, il Consiglio nazionale ha approvato la revisione per 119 voti a 73. La nuova legge introduce sei misure. In primo luogo, chi sceglie di svolgere il servizio civile dovrà impegnarsi per un minimo di 150 giorni. Inoltre, il calcolo dei giorni ancora da prestare sarà effettuato applicando un fattore correttivo di 1,5 anche per i sottufficiali e gli ufficiali. Un'ulteriore misura riguarda i medici, che non potranno essere impiegati nel loro settore specialistico all'interno del servizio civile. La legge stabilisce anche che i membri dell'esercito che hanno già assolto tutti i giorni di servizio obbligatorio non potranno accedere al servizio civile: una norma pensata per impedire l'elusione del tiro obbligatorio. A partire dall'ammissione, i civilisti saranno inoltre tenuti a prestare almeno un impiego all'anno. Infine, chi presenta domanda durante la scuola reclute dovrà svolgere l'impiego di lunga durata entro l'anno civile successivo. Durante le discussioni di dettaglio, la sinistra ha sistematicamente chiesto di rinunciare alle misure. Tutte sono però state adottate con la sola opposizione dello schieramento rosso-verde e dei Verdi liberali.

"La CPS-E sostiene l'attacco frontale al servizio civile"

 Non si è fatta tardare la presa di posizione della Federazione svizzera per il servizio civile (Civiva), che "respinge il progetto e lancerà un referendum se il Consiglio degli Stati seguirà la sua Commissione della politica di sicurezza". Questa revisione, afferma il consigliere agli Stati Fabien Fivaz, copresidente di Civiva, "danneggia il servizio civile senza rafforzare l'esercito; indebolisce l'equità del servizio, perché nel complesso meno persone soggette all'obbligo presterebbero servizio nell'esercito o nel servizio civile.” Inoltre la copresidente di CIVIVA e consigliera nazionale Priska Seiler Graf dubita che il progetto sia ammissibile dinanzi alla Corte europea dei diritti dell'uomo: “Il numero minimo richiesto di 150 giorni di servizio significa che le persone soggette all'obbligo di servizio devono prestare fino a 150 volte più giorni di servizio civile che di servizio militare. Ciò viola il divieto di discriminazione. L'Ufficio federale di giustizia ha ragione nella sua valutazione iniziale: 'Molto discutibile dal punto di vista del diritto internazionale'".