Svizzera
La task force: “Serve un lockdown”
Martin Ackermann, presidente della task force scientifica del Consiglio federale.
Martin Ackermann, presidente della task force scientifica del Consiglio federale.
Filippo Suessli
5 anni fa
La task force scientifica Covid-19 ha già informato il Consiglio federale. Il suo presidente: “Bisogna agire in fretta, ogni giorno conta”

È una bomba quella lanciata dalla task force scientifica del Consiglio federale: “Le misure attuali non bastano, servono misure analoghe a quelle di Ginevra di inizio novembre o a quelle Svizzera di marzo e aprile. Con la chiusura della ristorazione e di tutte le attività non essenziali”. Lo ha detto il presidente della task force Martin Ackermann durante la conferenza stampa dei tecnici che si è tenuta nel pomeriggio. Il Consiglio federale, ha detto Ackermann, è già stato informato. “Bisogna agire in fretta, ogni giorno conta”. Un’opinione, quella della task force, in linea con quella del direttore dell’Ospedale universitario di Zurigo. Secondo gli esperti economici della task force, la chiusura massiccia delle attività deve essere accompagnata da misure economiche di sostegno dei settori colpiti. Anche durante le domande della stampa il presidente della task force ha chiarito quale sia la linea degli scienziati: "Se fossi io a dover decidere, introdurrei il più presto possibile la chiusura dei ristoranti, delle attività non essenziali e l'applicazione rigida del telelavoro", ha risposto Ackermann sollecitato da un giornalista.

Tasso Rt in aumento

La richiesta di nuove misure è arrivata anche da Patrick Mathys, responsabile della sezione Gestione delle crisi e collaborazione internazionale dell’Ufficio federale della sanità pubblica. Mathys non si è spinto a chiedere una nuova chiusura come quella primaverila, ma ha spiegato chiaramente che “l’obiettivo della Confederazione e dei Cantoni di ridurre i numeri di nuovi casi e la pressione negli ospedali non è raggiunto”. I numeri, infatti mostrano una stagnazione ad alti livelli dei numeri, con dei segni di nuovi aumenti. In particolare, il tasso di riproduzione del virus, Rt, è risalito in tutta la Svizzera. Si parla di 1,13 a livello nazionale, 1,2 in Svizzera centrale e 0,97 nella Svizzera romanda. Questo, si stima, porterà a un raddoppio delle nuove infezioni in quattro settimane in Svizzera, in due settimane in Svizzera centrale e “nella migliore delle ipotesi, una stagnazione in Romandia”, ha spiegato Mathys.

Ospedali sotto pressione

Questi numeri si riflettono sul sistema sanitario, ha spiegato Andreas Stettbacher, delegato del Consiglio federale per il servizio medico coordinato. In Svizzera, infatti, solo il 22% dei letti di terapia intensiva sono ancora disponibili. In dieci cantoni, inoltre, i posti certificati in terapia intensiva sono terminati, tra questi c’è il Ticino. Questo significa che sono pieni tutti i letti di terapia intensiva che esistevano prima della pandemia, mentre sono ancora disponibili parte di quelli supplementari creati nell’emergenza. Per quanto riguarda i letti acuti, invece, ne sono disponibili ancora il 25%.

Scienziati concordi

La conferenza stampa tecnica di oggi, e che si ripeterà martedì prossimo, è stata incentrata in tutto e per tutto sulla proposta di Martin Ackermann, di una chiusura generalizzata nella ristorazione e nelle attività non essenziali. L’Ufficio federale della sanità pubblica e della Conferenza dei medici cantonali, su esplicita domanda di un giornalista, hanno spiegato come siano necessarie nuove misure che siano chiare se si vuole salvare la situazione, non hanno però espressamente chiesto un lockdown, chiarendo entrambi, Patrick Mathys e Rudolf Hauri (medico cantonale di Zugo), spiegando che si tratta di “una decisione politica” che non spetta loro.

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