
La Svizzera non potrà fare a meno delle centrali nucleari. Ne è convinto Alain Sapin, presidente della direzione di Groupe E, società energetica friburghese attiva in vari cantoni romandi. In un'intervista rilasciata al quotidiano La Liberté, Sapin sostiene che il crescente ricorso alle energie rinnovabili, unito all'abbandono dell'atomo, costituisce un rischio in termini di approvvigionamento energetico. "Ci stiamo avviando verso un aumento dei rischi. Preciso che non sono contrario alle energie rinnovabili, anzi il Gruppo E le promuove da anni. Ma sarà indispensabile disporre di centrali di riserva convenzionali che possano essere avviate in caso di necessità", ha affermato Sapin.
Garantire il fabbisogno nazionale
Secondo Sapin nei prossimi 25 anni occorrerà costruire circa l'80% delle infrastrutture necessarie per l'approvvigionamento energetico del Paese. Alla domanda su come ciò avverrà, ha risposto: "Se vogliamo evitare le emissioni di CO2, non credo che potremo fare a meno delle centrali nucleari, anche se questo non piacerà a tutti. Abbiamo contratti con la Francia, ma non possiamo contare eternamente sugli altri. Si potrebbe anche prevedere di avere due o tre centrali a gas per superare l'inverno".
Serve una svolta politica
Il dirigente ricorda che già nel 2010 Groupe E aveva partecipato a un progetto nucleare poi interrotto dopo Fukushima e che un piano per una centrale a gas da 400 megawatt a Cornaux presentato nel 2012 non ha mai visto la luce. Anche un progetto eolico avviato nel 2007 nel canton Friburgo non è ancora stato realizzato. "Non sono io a rifiutare tutti questi progetti. Probabilmente sarà necessaria una svolta politica piuttosto netta, ma non so se ciò sia possibile in Svizzera", ha osservato. Sapin suggerisce persino di “nazionalizzare un po’ il settore energetico”, seguendo l’esempio delle autostrade e delle ferrovie.
Per Rösti sviluppo delle rinnovabili troppo lento
Le sue parole si aggiungono a quelle del consigliere federale Albert Rösti, che ieri sulla NZZ am Sonntag ha ribadito che la Svizzera non potrà rinunciare all’energia nucleare, almeno finché lo sviluppo delle rinnovabili resterà troppo lento. "Se, in modo inaspettato, il settore eolico decollasse, se venissero costruite numerose centrali idroelettriche e se nascessero più impianti solari alpine, sarei il primo a rinunciare al nucleare", ha dichiarato Rösti.
