
La pandemia di Covid-19 ha ritardato i miglioramenti nell'ambito delle parità lavorativa di almeno due anni. È la conclusione di uno studio pubblicato lunedì dalla società di consulenza PwC.
Pesa la cura dei figli durante il lockdown
L'analisi riguarda i rapporti di lavoro delle donne nei 33 Paesi dell'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse) in Europa. Le ragioni principali del deterioramento secondo gli autori sono tassi di partecipazione alla forza lavoro più bassi e un maggiore onere per le donne nella cura non retribuita dei figli durante la pandemia. Stando al rapporto, le donne sono state tre volte più numerose ad assumersi le responsabilità di cura durante i lockdown e quindi ad abbandonare l'attività professionale.
Un grande divario
Ai primi posti per parità di genere sul lavoro si piazzano Nuova Zelanda, Lussemburgo e Slovenia. La Svizzera è al 14° posto su 33. Gli autori sottolineano un grande divario nei livelli di occupazione: mentre l'89% degli uomini lavora a tempo pieno, solo il 56% delle donne lo fa. L'80% delle donne svizzere partecipa alla forza lavoro, ma la maggior parte di esse ha una percentuale di occupazione bassa.
Secondo lo studio, il divario salariale tra i sessi in Svizzera è del 17%, leggermente superiore a quello della regione Ocse. Le donne guadagnerebbero circa 23 miliardi di franchi in più all'anno senza questa disparità.
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