
"La neutralità, l'esperienza diplomatica e i rapporti con gli altri paesi". Sono queste le tre caratteristiche grazie alle quali la Svizzera riesce ancora a fare la differenza a livello internazionale. Lo spiega Ignazio Cassis, consigliere federale a capo del Dipartimento federale degli affari esteri (Dfae), in un'intervista al Corriere del Ticino, dove tratta diversi temi, tra cui l'accordo tra Svizzera e Ue, i dazi sulle importazioni imposti dagli Stati Uniti, ma anche la guerra in Ucraina e quella in Medio Oriente. Mentre per quanto riguarda la gestione dell'attuale situazione geopolitica, questa "è una prova difficile per tutti i governi al mondo. Avvertiamo instabilità, insicurezza e tensione. In Svizzera abbiamo sempre affrontato le crisi 'a testa fredda', senza altoparlante e utilizzando la bussola che la Costituzione ci dà. Questo ci permette di sapere cosa vogliamo e l’abilità sta nell’essere capaci di trovare con flessibilità la buona strada. Trovare la strada giusta significa anche essere utili agli altri, e penso che l’incontro a Ginevra tra Cina e Stati Uniti, che abbiamo contribuito a organizzare, lo dimostri bene", aggiunge il 'ministro' degli Esteri.
"La neutralità è il cavallo vincente della Svizzera"
La neutralità permette alla Svizzera "di essere utili a terzi, proteggendoci dall'aggressione di terzi". Inoltre, continua Cassis, "ci permette di fungere in maniera credibile da piattaforma di dialogo, di mediazione, di facilitazione. Perché non cambiare la neutralità? Perché non si cambiano mai in corsa i cavalli vincenti: da 180 anni viviamo in pace, prosperità e sicurezza con questa neutralità".
L'accordo con l'Ue
Berna e Bruxelles hanno trovato un'intesa sui cosiddetti bilaterali III, come annunciato a fine 2024. "Il mandato negoziale non è solo stato raggiunto, ma addirittura superato", afferma Cassis. "Se pensiamo al 2021 quando avevo proposto al Consiglio federale di staccare la spina da quell’accordo quadro di cui si era tanto parlato, ci rendiamo conto che ora siamo veramente in una situazione migliore. A posteriori è stato un bene aver tolto la presa perché siamo tornati sulla via bilaterale, quella che ci ha garantito 25 anni di stabilità e di sicurezza. Abbiamo raggiunto un risultato negoziale davvero buono". La Svizzera, insomma, "deve essere fiera di questo risultato" e quando il dossier arriverà alle Camere federali, "queste dovranno essere convinte, così come il popolo". Il Governo, ricordiamo, ha infatti deciso di sottoporre l'accordo a referendum facoltativo. In caso di votazione servirà quindi unicamente la maggioranza del popolo, e non anche dei Cantoni, come previsto dal referendum obbligatorio. "È stata una decisione politica e invito gli svizzeri a caprie che si tratta di un segno di forza istituzionale per restare coerenti con le decisioni simili del passato, in sintonia con l’obiettivo che i risultati non avrebbero dovuto necessitare un cambiamento della Costituzione".